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di Valentino Della Casa
Non uno, ma dieci punti a Giampiero Ventura. La partita di ieri sera contro il Bari ha messo in luce i tanti pregi e i pochi difetti di questo Torino, sceso in campo con la mentalità da...
di Valentino Della Casa
Non uno, ma dieci punti a Giampiero Ventura. La partita di ieri sera contro il Bari ha messo in luce i tanti pregi e i pochi difetti di questo Torino, sceso in campo con la mentalità da “grande” che tutti si aspettavano. Sembra la descrizione di una vittoria, che sfortunatamente non è arrivata. Per gli episodi, per una partita nervosissima (a causa di un arbitraggio decisamente insufficiente), per le sbagliate congiunzioni astrali, per il vecchio detto del calcio “gol sbagliato, gol subito”. Si trova invece il pareggio, risultato piuttosto stretto per Bianchi e compagni, con il quale i granata riescono a mantenere a più cinque il distacco dalla terza in classifica -il Pescara-, cosa che, in fin dei conti, ha maggior rilevanza.Dieci punti a Ventura per non aver cercato alibi o alimentato polemiche nel dopo gara. Sono già bastati i molto eloquenti segnali di insofferenza da parte della sua squadra per diverse decisioni totalmente da dimenticare da parte di Ciampi, prima arbitro a suo modo inglese, poi severo fischietto con ben due espulsioni nella seconda metà della gara. Ed una (quella a Bianchi) sicuramente evitabile, se i difensori pugliesi fossero stati a loro tempo giustamente redarguiti. Inutile però ormai piangere sul latte versato.Ci consoliamo commentando una squadra arcigna, quadrata, oggi particolarmente votata al gioco d'attacco, come mai non si era vista. Ma, soprattutto, una squadra calma, che raramente perde la testa. Forse avviene soltanto alla fine, alla ricerca disperata del gol che, come giustamente ha ricordato il tecnico granata, fa dimenticare ai suoi giocatori di essere un collettivo, e non un insieme di individualità. Anche questa volta pochissimi i pericoli per Coppola (bollare come “fortuito” il gol di De Paula potrebbe sembrare ingeneroso, ma rischia di essere terribilmente vero), ben protetto da una difesa orfana di Ogbonna, egregiamente rimpiazzato da un Pratali capace anche di creare pericoli sotto porta: si deve superare Lamanna su un suo colpo di testa dagli sviluppi di un corner. Numerosissime le occasioni in cui viene richiesto l'intervento dell'estremo difensore biancorosso. Altre volte, però, fa tutto il Torino (errori di Di Cesare e Bianchi, ad esempio), ed è qui che emerge la vera, grande pecca di questa squadra: la poca concretezza in attacco. E il gioco, dicevamo, particolarmente offensivo di ieri sera ha messo in evidenza tale mancanza, cui Ventura dovrà riuscire -e con il tempo siamo sicuri che accadrà- a rimediare. Fanno tutto bene i granata fino all'ultimissimo momento, quando bisognerebbe spingere il pallone in rete. Un plauso va dunque a maggior ragione ad Antenucci, capace di vincere l'emozione che tutto l'Olimpico viveva in simbiosi con lui in quei secondi da quando riceve il fantastico pallone di Iori a quando supera Lamanna: secondi caratterizzati da un surreale silenzio dello stadio, prima dell'urlo liberatorio dei tifosi e del giocatore, che interrompe il digiuno dal gol dopo diverse partite. Una rete voluta, ma che solo una mente fredda e lucida in momenti così delicati riesce a realizzare.Rieccola, la tranquillità. Solo il Sassuolo, attualmente, sembra in questo senso essere al pari del Toro. E lo ha ampiamente dimostrato proprio il turno precedente, mettendo in scena al Braglia una delle partite più noiose di tutto il torneo. Ben lontana da quelle disputate da Padova e Pescara, la cui frenetica esuberanza porta spesso a clamorose topiche difensive (e l'anticipo di questa giornata ne è lampante esempio), a gioco lungo controproducenti per i ragazzi di Dal Canto e Zeman. La strada giusta, se mai ci volesse la conferma, sembra proprio essere imboccata da chi, attualmente è al primo e secondo posto della graduatoria. E non soltanto per i punti, ma anche per come questi sono arrivati. Era tanto che non lo si diceva, ma è finalmente l'erba del Torino quella più verde. Anche perché partite così viziate da episodi negativi possono accadere poche volte durante il campionato. Una, anzi, è già troppa.
(Foto: M. Dreosti)
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