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di Davide Agazzi
138 volte in campo con la maglia granata. Due anni su quella panchina. Tifoso fin da bambino. Questi è Ezio Rossi, ex giocatore ed allenatore del Toro, attualmente tecnico del Canavese, Lega...
di Davide Agazzi
138 volte in campo con la maglia granata. Due anni su quella panchina. Tifoso fin da bambino. Questi è Ezio Rossi, ex giocatore ed allenatore del Toro, attualmente tecnico del Canavese, Lega Pro, Seconda Divisione, dove tra gli altri ha con sè anche Mattia Lerda, figlio di Franco. Lui ha vissuto il Torino del fallimento, il Torino promosso in Serie A, per poi vedersi togliere tutto. Ad Ezio Rossi, legato alle panchine difficili, quella ferita brucia ancora. Dopo Torino, Treviso, Padova, Grosseto, Gallipoli. Lo abbiamo intervistato per parlarci del Toro, della sua realtà e delle sue tribolate esperienze da allenatore.
Dopo tanti anni di Serie B, ora allena in Lega Pro, Seconda Divisione. Che effetto fa?Bisogna adattarsi. E' una situazione che non avevo mai vissuto. La differenza si sente, eccome, soprattutto a livello di società. Dopo tanti anni in Serie B, in grandi piazze, non è facile allenare in questo contesto, organizzato in maniera completamente diversa.
Lei ha vissuto due anni molto travagliati sulla panchina del Toro. Trova qualche affinità tra le contestazioni dell'epoca e quelle rivolte al presidente Cairo?Non ci sono paragoni. Eravamo blindati in uno stadio per allenarci. Il secondo anno andò meglio dal punto di vista dei risultati, ma le contestazioni poi furono veramente forti. Io non potevo uscire di casa. Tutto questo per me fu terribile. Da allenatore, ma soprattutto da tifoso, ero il primo a stare male per la situazione della squadra. Non avrei mai creduto potessero accadere le cose che sono successe.
A lei però le panchine facili non sono mai piaciute.Certamente Grosseto fu un'esperienza traumatica. Non auguro a nessuno di relazionarsi col presidente Camilli. Non parlo del manager Camilli, ma umanamente. Camilli, come persona, non vale niente. Gallipoli è stata un'altra avventura. Sapevo a cosa andavo incontro, ma speravo che la squadra rimanesse unita con me. Non è andata così.
Impossibile non parlare del Toro di oggi. Di Cairo e di Lerda.E' una squadra che sta crescendo. Devo ammettere che Cairo, quest'anno, sta facendo bene. Ha ingaggiato Lerda, gli ha comprato i giocatori che voleva e sta credendo in lui. Finalmente. Storicamente, a Torino, il momento più difficile è gennaio. Se il Toro riesce a passare indenne un mese, in cui le voci di mercato possono distruggere uno spogliatoio, dove sembra sempre che la squadra venga ricostruita, potrà puntare in alto.
Infine, un consiglio per gli acquisti.Meno si cambia e meglio sarà. Tuttavia, questa squadra avrebbe bisogno di un difensore di qualità. Mi sembra che dietro siano un po' contati.
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