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Eccola la seconda Supercoppa Primavera della storia del Torino. Un trofeo che arriva a coronamento di un lavoro iniziato oltre un anno fa. Un percorso che ha visto crescere e formarsi tanti ragazzi, prima come uomini e poi come calciatori. Ed è proprio questa la peculiarità che rende unica la Primavera del Torino. Perché, per stessa ammissione di Coppitelli, dal punto di vista tecnico ci sono squadre più fornite di quella granata. Ma si sa, il calcio non è solo una questione di qualità.
Ed è questo che ci fa pensare con ottimismo che il trofeo alzato ieri sera sotto il cielo di Sesto San Giovanni possa essere soltanto l’inizio di un qualcosa di più grande. In primis per la squadra: ancora in piena corsa per tutti i traguardi più importanti. Dal campionato alla Coppa Italia, attendendo il via del Torneo di Viareggio. Ma anche per Coppitelli e per tutti i suoi ragazzi. Non solo Millico, chiaramente il più chiacchierato, ma anche tanti altri che hanno dimostrato di avere le doti caratteriali (oltre che tecniche) per diventare definitivamente calciatori con la "C" maiuscola. Perché prima di imparare ad essere un professionista, un ragazzo deve innanzitutto imparare ad essere uomo. E questa squadra sembra averlo capito. La sensazione è che questi ragazzi e questa squadra si toglieranno ancora tante altre soddisfazioni, che sia insieme o (in un futuro nemmeno troppo lontano) individualmente. Ma senza perdere la propria identità: perché la vera forza del Torino è quella di conoscere i propri limiti. Sapere di essere sporco, cattivo, ma a suo modo efficace e soprattutto vincente.
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