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Si è chiusa ufficialmente dopo un anno e mezzo l'avventura in maglia granata di Nemanja Radonjic. Un'esperienza che ha avuto più bassi che alti, portando dall'esaltazione iniziale agli ultimi mesi vissuti da separato in casa. Il fantasista serbo ancora una volta non è riuscito a trovare continuità, arrivando all'ennesimo cambio di maglia. Il trasferimento al Maiorca è la dimostrazione di quanto il talento da solo non basti se non accompagnato dal giusto atteggiamento in campo e soprattutto durante gli allenamenti.
In casa Toro non mancano ovviamente i rimpianti, specialmente perché la scorsa primavera Radonjic sembrava aver imboccato la giusta strada. Dopo il cambio choc nel derby, il serbo aveva messo in fila una serie di partite da "giocatore vero", per usare un termine caro a Juric. E invece, dopo l'estate, tutto è tornato al punto di partenza. Nonostante la scelta di vestire una maglia impegnativa come la 10, il serbo è precipitato nelle gerarchie dopo una manciata di giornate. Giusto il tempo di decidere le gare con Genoa e Salernitana, per poi finire nel dimenticatoio. Il rapporto con Juric, di amore e odio come lo aveva definito il tecnico, si è definitivamente incrinato. E il campo ha dato ragione all'allenatore: da quando ha attuato la sua rivoluzione interna il Toro ha raddrizzato il campionato e viaggia a una media punti europea.
E allora il rimpianto è prima di tutto di Radonjic che, nonostante qualità tecniche mai in discussione, è arrivato all'ennesimo cambio di maglia. Il 15 febbraio il fantasista compirà 28 anni e dovrebbe essere nel pieno della maturità calcistica, ma il suo talento si è visto solamente a sprazzi. Il modo in cui si è chiusa l'avventura in granata suona come un fallimento per Radonjic, ormai un separato in casa da mesi e non solo per il cambio di modulo. Ora il serbo avrà una nuova opportunità, in un Maiorca che in Spagna ha quattro punti di vantaggio sulla zona retrocessione. Un passo indietro rispetto agli obiettivi del Toro, ma un'occasione che il giocatore non dovrà sprecare per non vivere con il rimpianto di aver impiegato soltanto una minima percentuale del suo talento.
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