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gazzanet
"Brutta sconfitta del Torino a Genova contro i rossoblù, e per commentare l'ennesima brutta prestazione dei granata abbiamo dato - come di consueto - "Parola al Mister" Rosario Rampanti.
"Salve Rampanti. Se contro il Napoli avevamo parlato di partita "non preparata", come si può commentare la prova contro il Genoa?
"Se la partita è stata preparata, non si è visto. Non si sono visti miglioramenti, si registra solamente un perdurare di cose che non vanno. Mi riferisco al gioco, alle accortezze che bisogna avere, ad una situazione di ruoli.
"Tatticamente, il Toro ha riproposto il 4-2-3-1, ma l'attacco non ha mai inciso. Non si è nemmeno registrato dialogo tra gli attaccanti.
"Il 4-2-3-1 è un falso modulo: lo schema - alla fine - è il 4-2-4. Se l'esterno destro non viene ad aiutare, e se l'esterno sinistro è praticamente un attaccante, e se la mezz'ala (Baselli) è offensiva, allora è un 4-2-4. E questo modulo con la difesa che ha problemi non può reggere. Comunque è vero, non c'è dialogo attraverso il pallone tra i giocatori. Anche perché: esce Baselli, si parte con Iturbe e Boyé, e il dialogo tra i giocatori non c'è più. Rimane solo Ljajic che può far cantare la palle, che però ad un certo punto non sa più con chi dialogare. Mancavano i giocatori che fanno possesso, che esaltano in fase offensiva. I due esterni di ieri, poi, in fase di non possesso non possono aiutare i centrocampisti. Il Torino ideale in mediana dovrebbe avere un centrocampo virtualmente a 5 uomini. Ma ripeto, questi giocatori non possono farlo (Iturbe, Boyé).
"Dal punto di vista dei singoli, come commenti le prove di Boyé e Iturbe?
"Boyé non è in miglioramento, non fa un tiro in porta, non un cross, non è migliorato in nulla. Iturbe - mi dispiace - ma, come a Roma, è capitato in una squadra che ha un gioco che non fa per lui. Tornando su Boyé: deve sapere che in certe zone del campo si fanno certe giocate, e in altre zone se ne fanno altre. Un giocatore bravo, poi, gioca a testa alta e sa giocare anche di prima: un giocatore intelligente che fa l'attaccante, a centrocampo, non fa l'uno contro uno, perché è da giocatore dilettante questo atteggiamento. L'uno contro uno lo fai a ridosso dell'area, non a 40 metri. E questo suo impiego altera anche il modulo, perché è chiaro che è una punta e non può toccare la palla così tante volte.
"E' mancato, poi, la qualità di Iago Falque.
"Di Iago, io ho grandissima stima. Oltre i gol, è un giocatore essenziale, non ne farei mai a meno: durante l'anno, invece, ho visto che è stato sostituito, messo molte volte in dubbio. Se si confrontano i suoi numeri con quelli - ad esempio - di Dybala, che ha fatto 10 gol, si capisce il valore di questo giocatore.
"Su Belotti, invece, cosa si può dire?
"Il problema di Belotti è ampio. Intanto, ad un certo punto sono iniziate distrazioni fuori dal campo, a cui il ragazzo non era abituato. Non parlo della Nazionale, che è una cosa che carica, ma è stato distratto da altre cose e non è rimasto sul pezzo. Io contesto, poi, che si dica che un centravanti giocando in un determinato modo sia danneggiato, perché non è vero; piuttosto, posso invece appurare che con Iturbe e Boyè - per caratteristiche - Belotti si trovi pochissime palle giocabili. Con questi due giocatori lui non può ricevere pallone. Morale? Lui ha cominciato a non segnare, è abbattuto, ma non si può dare in toto colpa alla squadra. Intanto, più volte qualche giocatore ha snaturato il gioco per far far gol a Belotti, e non si deve fare quell'errore lì.
"Cambiando discorso e passando al portiere, secondo lei, se gli errori di Hart fossero stati fatti da Padelli, come sarebbero stati presi dai tifosi granata?
"Già tempo fa avevo detto che noi italiani siamo esterofili: spesso ci si entusiasma quando arriva un giocatore straniero. Se Padelli avesse fatto quegli errori sarebbe stato lapidato, invece lui si chiama Hart e gli è stato permesso di fare tutti gli errori che ha fatto. Ed è stato abbastanza sorprendente che questi errori siano stati pochi sottolineati.
"Infine, Mihajlovic ha spesso parlato alla pancia e in queste settimane ha continuato nel suo canovaccio. Intanto, però, la squadra è peggiorata in tutto...
"Ci sono sicuramente carenze di organizzazione. E quando parliamo di organizzazione, parliamo di errori collettivi. A me non piace sottolineare l'errore individuale, ma la difesa - ad esempio - soffrirebbe meno se aiutata da tutti, così come l'attacco. Il calcio è gioco collettivo, e le linee base le detta il tecnico. L'anima del Toro? E' diventata confusionaria, col tempo, ho avuto l'impressione che il Toro abbia perso il suo DNA, con un allenatore che carica la squadra, carica i tifosi, che mette tutto sulla grinta, ma alla fine questo atteggiamento si è visto non avere presa più sui giocatori. Questo atteggiamento di carica non ha più presa, i giocatori han bisogno di regole prestabilite, non solo di carica. La carica semmai deve essere una cosa in più.
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