Bruttissima sconfitta per il Torino a Udine, la quarta in otto partite. I punti nelle ultime sei partite sono quattro: ce n'è abbastanza per parlare di vera crisi. Serino Rampanti, in "Parola al Mister", analizza con la consueta attenzione i temi più caldi in casa Toro.
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Rampanti: “Il Torino si è seduto sugli allori, è una crisi che non mi sorprende”
Serino, la partita di Udine ha lasciato senza parole anche te?
"Guarda, io ho iniziato a giocare a pallone a sette anni e a nove anni ero nel settore giovanile del Torino. Sono stato nel calcio professionistico per almeno mezzo secolo, quindi ho la piccola presunzione di capire sufficientemente bene le dinamiche di certe situazioni. Sai, alla mia età è difficile entusiasmarmi o deprimermi facilmente, anche se parliamo della mia squadra del cuore; per questo cerco sempre di analizzare le gare, e i relativi risultati, con la massima lucidità. E se ogni tanto ho calcato la mano è stato per stimolare la discussione tra i nostri lettori ma anche per sperare di provocare qualche reazione, nella malcelata speranza che quanto scriviamo tutte le settimane venga letto anche al Filadelfia. Se mi chiedi cosa penso della situazione attuale del Torino, dico che a differenza di altri il sottoscritto non è sorpreso".
Perché?
"Ricordi cosa ci dicemmo dopo Torino-Lecce? Commentando quella partita dissi che il Torino aveva fallito il test settembrino di ingresso nell'università del calcio italiano. Perché i calciatori si erano dimostrati non maturi mentalmente per le ambite posizioni di classifica. Le prime due vittorie con Sassuolo e Atalanta avevano generato un grande entusiasmo in tutto l'ambiente, e il passato (vedi Sampdoria-Torino dello scorso campionato) dimostra che al Torino questo stato d'animo è dannoso per tutti, dal presidente all'ultimo degli addetti. Non risparmio nessuno. Nella settimana prima del Lecce c'era troppa euforia. Puntualmente, l'approccio è stato sbagliato e molti giocatori si sono rivelati non pronti nella testa e nel fisico. Da qui, quel mio grido di allarme. E' bastato un pareggio con una squadra blasonata come il Napoli e la squadra è ricascata nel medesimo errore a Udine. Se sempre gli stessi errori si ripetono, allora la situazione è preoccupante".
Ma la squadra è sempre la stessa dell'anno scorso, semmai rinforzata.
"Sì, ma alcuni giocatori che l'anno scorso erano stati quasi perfetti (come ad esempio Izzo e Nkoulou) quest'anno sono irriconoscibili. Parliamo poi del centrocampo. Rincon è troppo scontato nel dare palla, Baselli è lento e prevedibile, tra tutti e due mai una verticalizzazione, un lancio per Belotti. E' vero che un centrocampista deve proteggere la difesa, ma deve anche variare le giocate, saper cambiare passo e ritmo, inserirsi in avanti con altri compagni che coprono la sua zona di competenza. Magari tirare da fuori. Tutto questo non si vede. Inoltre ho l'impressione che ci sia anche un problema tattico; con lo schieramento visto a Udine, Lukic sta troppo sul centro-sinistra intralciando i possibili inserimenti di Laxalt, mentre Rincon e Baselli stanno col baricentro troppo basso. Questo consente alla squadra avversaria di turno di prendere il possesso del centrocampo. Cercare di aggirare gli avversari col gioco sulle fasce va bene, ma non si deve sguarnire la zona nevralgica del campo. Eppure io non credo che ci siano così tante squadre che hanno singoli più forti del Torino, a centrocampo. Di certo, comunque, queste considerazioni vengono dopo: prima di tutto serve essere pronti agonisticamente, lucidi, duri nei contrasti, vogliosi di vincere. Altrimenti i risultati non si portano a casa".
A Udine ha deluso fortemente Verdi.
"Sì, è stata una pessima partita la sua. Ma comunque non dimentichiamoci che arriva da un'annata in cui ha giocato poco, va aspettato, non traiamo conclusioni affrettate su di lui".
Con l'Udinese, come col Lecce, la squadra ha fatto malissimo alla ripresa del campionato dopo la sosta. C'è un collegamento?
"A questo gruppo evidentemente fanno male le convocazioni. Chi torna dalla Nazionale in teoria dovrebbe essere carico in positivo. Ad alcuni invece la Nazionale sembra aver fatto un effetto opposto. Non mi riferisco certo a Sirigu, ma in particolare a Izzo: pare quasi che l'azzurro gli abbia fatto perdere la cazzimma, come si dice dalle sue parti".
Più in generale, oltre ai singoli che deludono, sembra essere andato in tilt un sistema nel suo complesso. Lo dimostrano anche le tante sconfitte in trasferta, quando l'anno scorso in tutto il campionato il Toro ha perso due volte lontano da casa.
"La squadra rispetto all'anno scorso non è certo migliorata, purtroppo. Evidentemente è diminuita la voglia di crescere, di confermarsi, di migliorarsi. In molti si sono seduti sugli allori. E quando ti siedi sugli allori gli avversari ti mangiano in testa: il calcio di alto livello è un mondo ultra-competitivo, tutti lavorano nei dettagli, tutti hanno la necessità di fare risultati. Chi si ferma è perduto".
Da questa situazione come se ne esce?
"Non sono il presidente e nemmeno il tecnico, non spetta a me trovare le soluzioni, inoltre non siamo nello spogliatoio e non sappiamo bene cosa sta succedendo. Possiamo solo farci un'opinione di quel che succede... Ora c'è il Cagliari, che è una squadra in forma, speriamo allora che la tensione torni quella giusta, perché servirà fare risultato".
Si gioca a Torino: il rischio è che, alla prima difficoltà, l'ambiente possa spazientirsi.
"Nel calcio serve personalità. I giocatori veri nelle difficoltà non si nascondono ma tirano fuori gli attributi. In particolare, io credo che il Torino si sia cacciato da solo in questa situazione, perché bastava rimanere sul pezzo e tutti questi punti non sarebbero stati persi. Ora, quindi, è la squadra che deve cavarsela, sapendo che il tifoso è dalla sua parte se vede attaccamento alla maglia e spirito di sacrificio. Se invece vede un Torino molle come a Udine è naturale che si spazientisca".
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