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Razzismo in Serie A: Torino tifoseria virtuosa, mai una sanzione

Lorenzo Bonansea

"“Buu” a giocatori di colore, cori di discriminazione razziale e territoriale, inviti a tornare da “dove si è venuti” a suon di slogan che paiono usciti da vecchi filmati fascisti “Luce”.  Tutto ciò accade più o meno regolarmente negli Stadi di mezza Serie A, e questi improperi vengono intonati senza remore, a squarcia gola, come se le parole non fossero altro che versi, e non vettori di un messaggio.  Ma il messaggio c’è, ed è becero e senza dignità, e arriva in tutte le case italiane, "maleducando" centinaio di migliaia di appassionati e sporcando l'immagine del nostro calcio. Sono tanti, tantissimi i tifosi italiani a macchiarsi, ogni domenica, di tale scempio, e questo per un semplice motivo: sanno benissimo, loro, che saranno altri a pagare. Nella fattispecie, le società di appartenenza, che possono comunicare attraverso gli altoparlanti dello stadio, ma non possono controllare il libero arbitrio dei presenti allo Stadio.

"E il peso che queste azioni hanno sulla reputazione della nostra Serie A, e più in generale dell’Italia, paese pallonaro per eccellenza, e che spesso si specchia nel campionato di calcio, traslando i propri vizi e difetti in questo mondo, hanno un'incidenza decisamente maggiore a livello di immagine. Calcio vetrina d’Italia, si potrebbe dire, e questo non per sminuire la bellezza del nostro Paese, ma perché dall’estero il calcio italiano viene seguito ed apprezzato, ma i comportamenti di tale genere, anche e soprattutto in luoghi di aggregazione come lo Stadio, sono la macchia più nera sul nostro biglietto da visita più inflazionato, e ci sono poche altre cose più controproducenti. Non a livello economico, ma culturale.

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