"“Buu” a giocatori di colore, cori di discriminazione razziale e territoriale, inviti a tornare da “dove si è venuti” a suon di slogan che paiono usciti da vecchi filmati fascisti “Luce”. Tutto ciò accade più o meno regolarmente negli Stadi di mezza Serie A, e questi improperi vengono intonati senza remore, a squarcia gola, come se le parole non fossero altro che versi, e non vettori di un messaggio. Ma il messaggio c’è, ed è becero e senza dignità, e arriva in tutte le case italiane, "maleducando" centinaio di migliaia di appassionati e sporcando l'immagine del nostro calcio. Sono tanti, tantissimi i tifosi italiani a macchiarsi, ogni domenica, di tale scempio, e questo per un semplice motivo: sanno benissimo, loro, che saranno altri a pagare. Nella fattispecie, le società di appartenenza, che possono comunicare attraverso gli altoparlanti dello stadio, ma non possono controllare il libero arbitrio dei presenti allo Stadio.
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Razzismo in Serie A: Torino tifoseria virtuosa, mai una sanzione
"E il peso che queste azioni hanno sulla reputazione della nostra Serie A, e più in generale dell’Italia, paese pallonaro per eccellenza, e che spesso si specchia nel campionato di calcio, traslando i propri vizi e difetti in questo mondo, hanno un'incidenza decisamente maggiore a livello di immagine. Calcio vetrina d’Italia, si potrebbe dire, e questo non per sminuire la bellezza del nostro Paese, ma perché dall’estero il calcio italiano viene seguito ed apprezzato, ma i comportamenti di tale genere, anche e soprattutto in luoghi di aggregazione come lo Stadio, sono la macchia più nera sul nostro biglietto da visita più inflazionato, e ci sono poche altre cose più controproducenti. Non a livello economico, ma culturale.
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