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Dagli archivi della storia granata emerge che c'è un solo calciatore che abbia vestito in carriera le maglie di Torino e Debrecen. E' Tamas Sandor, e lo ricorderanno solo i tifosi granata con una buona memoria. Centrocampista, arrivò a Torino proprio dal Debrecen nell'estate 1997, a 23 anni. Le credenziali erano buone: l'esordio nel Debrecen a 17 anni, la nazionale raggiunta a 20, diversi titoli da giocatore dell'anno in Ungheria. Sandor però trascorse sotto la Mole solo pochi mesi in cui raccolse una misera presenza. Non ha lasciato grandi ricordi, insomma, nè il Torino ne ha lasciati a lui. Ma ora che la sorte ha messo di fronte il Torino al Debrecen, Tamas ripercorre con un sorriso quel momento della sua carriera.
Tamas, partiamo da quell'estate del 1997...
"Ero elettrizzato per la possibilità di fare questa nuova esperienza. E' passato molto tempo ma ricordo tutto. Il presidente del Torino era Vidulich, l'allenatore Graeme Souness. Mi acquistarono dal Debrecen, il Toro era in Serie B ma puntava ovviamente alla promozione. All'inizio era tutto perfetto, ricordo che prima di firmare il contratto fui invitato insieme a tutta la mia famiglia a cena dal presidente, a Genova".
Poi cosa successe?
"Io ebbi sicuramente qualche difficoltà di ambientamento e inoltre il regolamento prevedeva che in Serie B le squadre potessero tesserare un solo extracomunitario; il Toro dovette cederne altri prima di potermi ufficializzare, ci riuscirono solo a fine ottobre. Nel frattempo l'allenatore era cambiato perchè i risultati non arrivavano. Arrivò un nuovo tecnico (Edy Reja, ndr) che proprio non ne voleva sapere di farmi giocare. Feci una presenza, al Delle Alpi contro il Castel Di Sangro, poi non ebbi più chance. Furono mesi difficili: allenamenti in settimana, poi a casa la domenica. A gennaio il Torino mi prestò ai turchi del Genclerbligi, volli cambiare completamente aria. Non ho sicuramente buoni ricordi di quell'esperienza, anche se ricordo bene che bella città fosse Torino. Dopo il prestito in Turchia fui ceduto a titolo definitivo al Beitar Gerusalemme, al Torino non volevo tornare".
Che cosa rappresenta il Debrecen per lei?
"Una grossa parte della mia vita, qui sono cresciuto e ho concluso la carriera giocando in tutto più di 300 partite, e vincendo anche diversi campionati. Ho smesso di giocare nel 2008, poi ho fatto per cinque anni il vice-allenatore al Debrecen, infine mi sono messo in proprio allenando delle società minori. Al momento sono senza squadra".
Cosa si aspetta dal match di giovedì?
"Sarei un pazzo a dire che il Debrecen è favorito. Però sai, il calcio è strano. Tutto può succedere. Sicuramente il Torino è meno pronto dal punto di vista fisico, e giocare in uno stadio diverso dal solito può essere un piccolo problema. Però Mazzarri ha a disposizione giocatori che garantiscono grande qualità, penso a Belotti e Zaza".
Che squadra è il Debrecen?
"L'allenatore, Herczeg, è molto esperto e a disposizione ha un gruppo che è un mix di calciatori giovani ed esperti. E' vero che nessuno di loro ha una grande esperienza europea alle spalle. Ma il Debrecen corre molto e ha giocatori veloci che in contropiede possono fare male. Possono puntare ad arrivare alla partita di ritorno con ancora qualche speranza di passare".
Vedrà la partita?
"Di sicuro la guarderò in tv, poi al ritorno sarò al Nagyerdei Stadion. Rivedere il Torino dal vivo mi farà effetto".
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