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di Michele FerreroLa seconda vittoria mi piace più della prima. Innanzitutto perché il Cagliari è una diretta concorrente (sapete che io penso alla salvezza, non alla zona Uefa) e poi per come è stata ottenuta: 11 contro 11, senza prendere gol ed in situazione di totale emergenza. All’infermeria già piena si sono infatti aggiunti anche Rubin, Bjelanovic e Grella: le attenuanti per la modesta qualità del gioco sono pertanto da concedere senza indugio. Rispetto al successo sulla Samp ci sono anche un paio di similitudini significative: il minutaggio ridotto di Recoba e l’assenza di Natali. Mentre il primo possiede i colpi per rendersi parzialmente utile, vedi l’assist non trasformato da Ventola, il secondo non può giocare se non recupera un minimo di condizione fisica e di fiducia in se stesso.Il Cagliari nel primo tempo ha corso molto, con un veloce giro-palla che ha prodotto ben 7 occasioni da gol contro 4 nostre, peraltro più vistose perché due sono pali clamorosi. Prudente solo sulla carta, il 4-5-1 proposto da Giampaolo concedeva in realtà una totale libertà d’azione al suo uomo migliore. Partendo da destra senza obblighi di rientro, Foggia ci ha creato seri problemi puntando continuamente Lanna, senza che Vailatti riuscisse a raddoppiarlo con i tempi giusti. Ma grazie all’uscita del Chino ed al ritorno ad un 4-4-2 equilibrato, con il più difensivo Motta a sinistra e Vailatti a destra, il Toro ha saputo ribaltare con il passare del tempo l’inerzia della gara. Novellino è uno che con i cambi non perde tempo, se è il caso se li gioca ben prima degli ultimi minuti, quando è troppo tardi. Oltre a quelli forzati non si fa problemi a correggere un’impostazione iniziale non soddisfacente, e dimostra coraggio anche nel tipo di sostituzioni, spesso di natura offensiva. Dopo aver sofferto per quasi un’ora, buttando dentro Stellone e Malonga ha fatto capire di non accontentarsi del pari. Risultato che pure non sarebbe stato da disprezzare alla luce delle difficoltà patite, e superate con umiltà e spirito di sacrificio, oltre che con fortuna.Sull’argomento fortuna, che ho sviluppato dopo Bergamo contrapponendolo al cuore Toro, mi preme tornare. E’ vero che il tocco del cagliaritano Parola che ha smarcato Rosina davanti alla porta è nuovamente fortuito, ma stavolta è venuto dopo un’azione che ha visto ben 6 nostri uomini impegnati, con 8 passaggi consecutivi che hanno sfruttato tutte le zone del campo. Roba da non crederci. Inizia Malonga dalla destra, appena davanti alla nostra area. Dopo un dribbling triangola in mezzo al campo con Rosina, cambiando poi gioco per Motta sulla sinistra. Anche Lanna partecipa all’azione perché si sovrappone, costringendo gli avversari ad aprirsi. Motta serve invece centralmente Stellone, che esce dall’area e gli restituisce palla. Eccellente il cambio di gioco di Motta per l’arrembante Comotto. Il capitano, pur pressato in area, riesce a toccare per Stellone, il quale vede l’accorrente Malonga pronto a chiudere l’azione corale con un tiro dal limite verosimilmente assai pericoloso. Solo in questo momento giunge il colpo di fortuna sfruttato facilmente da Rosina, ma se continueremo a costruire azioni avvolgenti con questa precisione credo che sapremo meritarci altre volte questo tipo di aiuti. Nell’occasione la sorte ha premiato ciò che il Toro ha saputo costruirsi con le proprie forze.Dopo il gol la squadra si è chiusa bene, non correndo più rischi e trovando pure il raddoppio, manco a dirlo su autorete. Ma se anche qui vogliamo cercare dei meriti, possiamo trovarne qualcuno nella caparbietà di Comotto, andato a prendersi un corner da una palla persa, in mezzo a due avversari certo meno reattivi di lui. Perfino l’indulgenza arbitrale per il mani in area di Lanna poggia su basi di natura tecnica. Il terzino questa volta si trovava in netto vantaggio su Foggia. Lo ha quindi anticipato portandogli via la palla di petto. In seguito se l’è aggiustata, ma solo per completare il disimpegno, dopo aver già sventato la minaccia. Chiaro che a quel punto non poteva essere accertata la volontarietà di commettere un fallo di mani.Il mio osservato speciale di giornata era ovviamente Davide Bottone, chiamato al vero esordio in serie A, dopo i pochi minuti giocati contro la Samp. Ha iniziato senza strafare, evitando di prendere iniziative all’impostazione per l’intero primo tempo. Corini gli è stato molto vicino, lasciandogli esclusivamente il lavoro di copertura. Non proprio un compitino semplice, perché il Cagliari sfruttava bene il campo in ampiezza, mettendo in apprensione i nostri, costretti a scalare frequentemente le marcature. Oltre alla corsa continua, il ruolo di mediano comporta un numero importante di palloni da giocare, e dei 45 che gli sono toccati solo 10 non sono andati a buon fine. 19 volte Bottone ha fatto la cosa giusta, 16 quella ovvia, per un totale di 35 giocate utili, tra recuperi di palla, fraseggi in laterale, raddoppi di marcatura e falli tattici. In 5 occasioni, tutte nella ripresa quando il ragazzo ha preso più fiducia ed il tono dell’intera squadra è salito, ha potuto anche aprire il gioco. L’ha fatto sempre tramite passaggi rasoterra, giudiziosi ma non per questo banali. Se l’è cavata nel complesso in modo più che sufficiente, mostrando attributi pari a quelli dei suoi compagni.Chiaro che nella situazione in cui si è trovato, con tanti giovani in campo ed i reparti pericolosamente distanti d’inizio gara, il Toro avrebbe potuto anche perdere. Se solo un paio di inserimenti di Foggia e Conti, che ha colto poi anche un palo su punizione, avessero superato l’ottimo Sereni, sarebbe stato molto difficile rimontare. Ma la giornata era di quelle magiche, per non dire irripetibili, visto “l’inaudito trattamento” riservato ai gobbi al San Paolo. Raramente al tifoso granata è concesso di godere in modo così totale.
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