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Rodriguez: “Vogliamo migliorare ancora. Europa? Possiamo fare molto bene”

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L'intervista al capitano granata rilasciata nell'edizione odierna di Tuttosport. Ecco alcuni obiettivi, curiosità e ambizioni del giocatore
Enrico Penzo

Nell'edizione odierna di Tuttosport due pagine sono riservate all'intervista in esclusiva al capitano del Toro, Ricardo Rodriguez. Il giocatore ha risposto a diverse domande riguardanti il mondo granata e la propria carriera, ecco alcuni estratti:

Le ambizioni con i granata

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Rodriguez, lunedì c’è il debutto in campionato contro il Cagliari. Con quali ambizioni si presenta il Toro?

«È il terzo anno con Juric. Nel primo abbiamo concluso con 50 punti. Nella passata stagione siamo arrivati a 53 e forse ne avremmo meritato qualcuno in più: è positivo perché significa che siamo cresciuti grazie al lavoro di ogni giorno. Ora l’obiettivo è uno solo: migliorarci ancora».

Migliorarsi significherebbe con buona probabilità riportare il Toro dove merita, in Europa.

«Sì, esatto. È così. Chi fa parte del nostro gruppo sa che deve dare il massimo sempre, in ogni situazione. E secondo me possiamo fare molto bene».

Rodriguez, un esempio per il mondo granata

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Juric ti ha citato come l’esempio del suo giocatore ideale.

«Il lavoro è tutto. Ho firmato il primo contratto a 17 anni, ora ne ho 30: se guardiamo i numeri ci accorgiamo che raramente ho saltato delle partite. Ho giocato tre Mondiali e due Europei. Sono attento al mio corpo: nulla è casuale».

Anche per questa ragione sei un punto di riferimento per i tanti giovani del Toro...

«So che i ragazzi mi seguono, mi osservano. Èd è giusto che si rendano conto di quanto sia fondamentale allenarsi con impegno e serietà. Le parole sono importanti, però lo sono anche i fatti. Quando vado in campo, ho una responsabilità per me ma pure per chi ho attorno. I compagni devono sapere che c’è Rodri che sta qua e dà il massimo. Non voglio sbagliare».

Non a caso un anno fa Juric ti ha consegnato la fascia di capitano dopo l’ammutinamento di Lukic...

«È stata una scelta che mi ha fatto piacere, perché non ero mai stato capitano nella mia carriera. Non era un pensiero fisso, sia chiaro, però non posso negare che si tratti di una responsabilità che mi inorgoglisce. Anche perché so che il primo capitano nella storia del Toro era un difensore svizzero, Bollinger».

La “tartaruga” è un’idea tua.

«Mi era successo di farla con la nazionale e con il Wolsfburg. Così ho pensato di proporla la prima volta in cui ho indossato la fascia, a Monza. Ci abbracciamo e ci carichiamo prima del fischio d’inizio. Sono concetti che cambiano a seconda del momento, dell’ispirazione. Di solito parlo io, però tutti sanno che possono intervenire. Spesso l’ha fatto Buongiorno, ma in qualche occasione sono stati Linetty o Vanja a cercare di dare una spinta in più al gruppo».

A proposito di Buongiorno, gli hai concesso il privilegio di leggere l’elenco dei Caduti il 4 maggio a Superga.

«Buongio è qui da una vita, lo meritava. Sapevo che ci teneva tantissimo e ne ho avuto la conferma mentre leggeva i nomi con grande emozione: non a caso, quando gliel’ho proposto ha accettato subito. Buongio lavora forte, è cresciuto tanto, più di tutti tra i giovani».

 

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