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"Abbiamo ascoltato la voce del nipote dei Ballarin, del figlio di Ossola, di quello di Bacigalupo, di quello di Gabetto e di chi celebrerà la messa nel ricordo di Don Aldo Rabino, Don Robella. Negli ultimi giorni, Toro News vi ha presentato le voci più autorevoli attorno al 4 maggio. E oggi, giunti al giorno sacro del mondo granata, non potevano mancare le parole del figlio del capitano Valentino Mazzola, Sandro. Per lui una carriera da campionissimo nell'Inter e nella Nazionale, ma un pezzo di cuore lasciato per sempre a Torino, tra il colle e il Filadelfia. Ecco le sue parole, fragili e protette da un impenetrabile velo di comprensibile e dolce malinconia.
"Anche quest'anno si avvicinano le celebrazioni del 4 maggio, le prime dopo la tragedia della Chapecoense. Un anniversario attuale come non mai.
"Sicuramente è una data particolare per la mia famiglia. Siamo sempre stati abituati ad andare a Superga, ma difficilmente proprio il 4 maggio: di solito saliamo qualche giorno prima, ma in quel giorno ci faceva sempre piacere vedere quanta gente ci fosse.
"Cosa prova Mazzola, all'avvicinarsi del 4 maggio, dopo tanti anni?
"Finché non arrivi in alto va tutto abbastanza bene. Ma una volta arrivato lì, ti manca il respiro. Ogni volta è così.
"Quand'è salito l'ultima volta a Superga? Ci tornerà?
"Sarà quasi un anno che non vado. A breve porterò i miei nipotini, che non sono mai saliti. Tra l'altro, uno impazzisce per il pallone: appena mi vede, mi dribbla subito (ride).
"Un degno Mazzola. A proposito, tra meno di un mese risorgerà il Fila. Lei l'ha vissuto da piccolo tifoso. Che ricordo ne ha?
"Il ricordo è che andavo a tirare i rigori a Bacigalupo. Lui mi faceva fare gol e io esultavo facendo il giro del campo, tutti i tifosi mi applaudivano. Ero già bravino a tirare, in porta il pallone ci arrivava; avevo 5-6 anni. Ma lui si buttava sempre dall'altra parte.
"Verrà a vederlo, una volta ultimato?
" Sì, ma non il 25 maggio. Verrò con calma, quando ci sarà poca gente.
"Due giorni dopo c'è il derby.
"Bisogna castigarli (ride).
"Possiamo immaginare la carica che può dare il 4 maggio ai giocatori in vista di una stracittadina. Ma viceversa: la prospettiva del derby può dare qualcosa in più alla commemorazione, magari in termini di ulteriore cementificazione del senso di appartenenza?
"Credo che Superga sia oltre, al di fuori di tutto. Ricorderò sempre quando andavamo nei 4 maggio, ricordo la processione, incredibile il ricordo che c'era dopo anni. Mi torna in mente anche la prima volta che ho giocato a Lisbona, avevo una paura folle dell'aereo. Anche lì ricordavano il Grande Torino.
"Una squadra che ha tracciato un solco profondo nella sua famiglia, naturalmente, ma anche in Italia e in Europa.
"Ricordo mio padre alzarsi le maniche e dire: "Allora, cominciamo?". E lì non ce n'era per nessuno.
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