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Il Toro di De Biasi è stato costruito per giocare con due punte. E senza Stellone, per usare le parole del presidente Cairo, questa squadra è come una bellissima Ferrari senza una gomma. L’ex genoano continua ad essere a mezzo servizio e il tecnico granata, per non correre rischi e veder degenerare la situazione in pubalgia, lo manderà in campo, spedendolo in campo solo se le circostanze lo renderanno necessario. Inutile stare a girare attorno alla frittata: Stellone non sta bene e visto che fino a gennaio il mercato è chiuso (a meno che la società non decida di acquistare uno svincolato, ipotesi al momento abbastanza remota) il Torino dovrà centellinarlo. “Contro Bari e Piacenza cercheremo di vincere con o senza di lui, ma sarà fondamentale averlo in campo dal primo minuto a Mantova”, ci ha confidato ieri sera il presidente Cairo. Società e tecnico sanno benissimo quanto sia prezioso Stellone per l’economia del gioco granata. Al di là delle qualità tecniche e delle sue doti di trascinatore, l’ex genoano non ha un sostituto in rosa, né un giocatore che gli si possa anche solo avvicinare. Bongiovanni e De Sousa sono attaccanti di movimento, Muzzi è un uomo d’area che gioca meglio che dà il meglio accanto a una punta centrale che apra gli spazi, Fantini è un esterno. Ma proprio l’ex viola è l’unico in grado di andare a fare la seconda punta, per non lasciare troppo solo Muzzi. Il suo ruolo sarà fondamentale per scardinare la difesa del Bari, come lo saranno i tiri dalla distanza di Rosina (che dovrebbe tentare maggiormente questa soluzione) e le incursioni dei centrocampisti. Vincendo il recupero, il Toro potrebbe salire in solitudine al secondo posto della classifica: l’occasione è di quelle da non lasciarsi sfuggire, a patto di giocare (e attaccare) con intelligenza e non lasciarsi trasportare dalla foga, se il gol non arriverà alla svelta. E se dopo un’ora si sarà ancora sullo 0-0, allora sarà giusto affidarsi allo Stellone. Ma senza pretendere miracoli.
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