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Alessio Scarchilli allo stadio Grande Torino per la partita di andata tra Toro e Roma
Alessio Scarchilli sta attendendo con trepidazione le date per svolgere l’esame a Coverciano per il patentino Uefa A. Una formazione nel mondo del calcio iniziata non appena aveva spento le trenta candeline, quando era al Torino sotto la guida attenta dell’indimenticato Emiliano Mondonico. Da quel momento non ha più smesso di studiare, non soltanto per fare l’allenatore ma anche il direttore sportivo. “Nel calcio d’oggi è fondamentale essere completi” dice Scarchilli, oggi commentatore tecnico di Roma TV. Nella sua carriera non ha vestito nessuna maglia tanto quanto ha fatto con quella granata (134 volte con 14 gol tra Serie A e Serie B). Per lui, romano e romanista, quindi, la gara di domani alle 18 sarà veramente speciale, perché come ci tiene a sottolineare “una parte importante del mio cuore resta granata”.
Buongiorno Alessio, a Torino arriva una Roma galvanizzata dal passaggio del turno in Europa League. Che cosa significa per i giallorossi?
“Porta orgoglio, grande prestigio. Non poteva non arrivare attraverso la sofferenza e lo spirito di sacrificio perché tutti conosciamo la forza dell’Ajax. Penso che gli olandesi abbiano un po’ pagato la propria eccessiva spensieratezza che può essere un’arma ma alle volte anche un limite. La Roma è stata anche aiutata dalla buona sorte nel computo dei 180’, ma in generale in Europa League ha avuto costanza di risultati, a differenza di quanto accaduto in campionato. A Roma c’è grande soddisfazione per l’obiettivo raggiunto. Tuttavia, la semifinale non deve diventare un alibi per distarsi dal campionato”.
Ecco c’è il rischio di un calo di tensione domenica?
“L’allenatore deve lavorare attentamente sulla squadra. Se stai cercando di impostare un certo tipo di percorso tecnico, devi raggiungere una costanza motivazionale. Il treno Champions League sembra perso, ma ci sono i margini per migliorare la propria attuale classifica. Già questo turno di campionato propone tanti scontri diretti in chiave europea. Sarà fondamentale per la Roma affrontare la gara con il giusto atteggiamento di squadra per proseguire nel proprio cammino di crescita”.
E sul Torino cosa pensa?
“Si tratta di un campionato sotto le aspettative, perché altrimenti non si sarebbe arrivati al cambio di allenatore. Il cambio in corsa è sempre una lama a doppio taglio, a volte viene accettato dallo spogliatoio, a volte meno. Nel Torino è stato accettato. Nicola è stato bravissimo a lavorare sulla testa dei ragazzi. Non è mai facile risollevare un gruppo partito con altri obiettivi che si è ritrovato in una situazione complicata di classifica. Credo che i granata abbiano tutti i mezzi per tirarsi fuori dai pericoli. Il Torino merita una classifica migliore. È chiaro che domenica non sarà facile perché arriva una Roma forte e di qualità. Però, i giallorossi hanno speso tantissimo dal punto di vista mentale giovedì, sebbene il passaggio del turno permetta di smaltire più rapidamente le tossine accumulate. Penso che sarà una gran bella sfida, perché il Torino sta cercando con le unghie di raccogliere punti in ogni gara. Tra l’altro è una sfida che sento sempre molto”.
Ecco, a tal proposito volevo chiederle il ricordo delle sue stagioni in granata?
“Conservo sempre un bellissimo ricordo del Torino, della sua piazza e della sua gente. Purtroppo non sono state annate semplici. Ci sono state stagioni sfortunate, anche a causa di cambi di proprietà che destabilizzarono l’ambiente. Ma la storia del Torino parla da sola. È una società che merita la Serie A in pianta stabile. Credo che il presidente Cairo abbia fatto un lavoro importante. A cavallo tra i due secoli continuavamo a salire e scendere dalla Serie A. Calleri, la triade di Genova, Cimminelli, direttori che cambiavano ogni anno resero complesso il percorso del Torino di quel periodo storico. Non si riusciva mai ad avere stabilità, quella che ora il Torino ha. Il Torino occupa un pezzo grande del mio cuore e augurerò sempre a questo club il meglio”.
Da ex centrocampista la convince Simone Verdi mezz’ala?
“Assolutamente sì. Verdi ha grandi qualità, così come altri suoi compagni del Torino attuale. Però, deve essere bravo l’allenatore a cucire il vestito giusto sulla squadra. Verdi all’inizio appariva un investimento importante ma che calzava poco con il 3-5-2 di Mazzarri. Nicola è stato bravo a rimotivare un po’ tutti. Sta trovando alternative nei ruoli, ma è fondamentale la disponibilità dei giocatori. La duttilità di Verdi permette a Nicola di utilizzarlo in più ruoli”.
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