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Come si gioca in serie A?. In particolare come si attacca nel campionato che è iniziato domenica scorsa?
Facciamo prima un passo indietro, chi come me ha già compito 35 anni si ricorda di un calcio statico nel modulo dove tutti più o meno giocavano nello stesso modo con la marcatura a uomo e dove i numeri avevano un senso e una logica uguale per tutti: 1 portiere, 2 terzino dx, 3 terzino sx, 4 mediano, 5 stopper, 6 libero, 7 ala dx, 8 mezzala, 9 centravanti, 10 regista, 11 ala sx. e anche l’album delle figurine Panini li classificava in questa maniera. Poi, come ogni tanto capita in Italia, è arrivato un romagnolo pelato a rompere gli schemi esistenti e ci ha proposto il suo 4 4 2 con difesa a zona, modulo che dopo qualche iniziale diffidenza è stato abbracciato da tutti come modulo vincente non pensando che lui lo attuava probabilmente con i migliori interpreti allora esistenti, tanto è che persino lo scorso anno c’era tra i tecnici in serie A chi sapeva far giocare la propria squadra solo con quel metodo….
Di quella rivoluzione cosa è rimasto? Sicuramente il modo di occupare gli spazi e di difendere con quattro difensori visto che in serie A quest’anno sono poche le squadre che sulla carta difendono con tre difensori; le due di Genova, il Napoli, e talvolta l’Udinese, anche se poi alla luce dei fatti l’esterno di centrocampo di queste squadre spesso è un ex difensore laterale che arretra sulla linea dei difensori riproponendo una difesa a quattro se non addirittura quando arretrano entrambi e si arriva a difendere con una linea a cinque
Ma la cosa che è cambiata più di tutte è il ritorno dei fantasisti, che il 442 aveva castrato portandoli al ruolo di esterni di centrocampo (vedi il nostro capitano Rosina) o di seconda punta quando addirittura non sedevano in panchina e venivano utilizzati solo nei minuti finali se c’era da recuperare un risultato. Questo aumento dei fantasisti ha fatto sì che calasse il numero degli attaccanti e quest’anno in serie A vediamo ben tredici squadre che giocano con una punta centrale affiancata da uno o più fantasisti, mezze punte o attaccanti esterni.Infatti Atalanta (Floccari), Catania (Paolucci), Chievo (Pellissier), Fiorentina (Gilardino), Genoa (Milito), Inter (Ibrahimovic), altra squadra di Torino (Amauri o Trezeguet), Lazio (Rocchi), Milan (Inzaghi), Reggina (Corradi), Roma (Totti o chi per lui), Udinese (Quagliarella) giocano tutte con una sola punta centrale, come il Torino che ha Rolando Bianchi come unico vertice offensivo
Poche squadre giocano con il 4 4 2 puro con due esterni di ruolo e due punte, forse solo il Lecce visto la settimana scorsa a Torino, perché Atalanta, altra squadra di Torino e Reggina pur giocando con difesa e centrocampo a quattro affiancano la punta centrale con una mezza punta o un fantasista (Doni, Del Piero e Di Gennaro)
Un altro ruolo che il 4 4 2 aveva ucciso era il regista basso, ora tante squadre tra cui il Torino lo utilizzano con uno o due mediani a fianco con un conseguente innalzamento della qualità di gioco; quante volte a cavallo degli anni 90 in nome del 4 4 2 abbiamo assistito a deprimenti partite con venti atleti in campo che giocavano in pochi metri dando calci più agli avversari che non al pallone e quando calciavano il pallone questi piangeva vista la rudezza con la quale veniva trattato.
Per fortuna che le mode passano e il tempo fa sì che delle rivoluzioni rimangano poi solo le cose positive. Il cerchio così si è chiuso; si è passati dal calcio tecnico e lento degli anni 70 e 80 a un calcio atletico degli anni 90 per ritornare alla tecnica abbinata però a una maggiore velocità in questi ultimi anni. Tornando all’inizio dell’articolo e a quei numeri non ci vuole troppa fantasia ad accostarli alla formazione del Toro scesa in campo domenica scorsa: Sereni, Diana, Rubin, Zanetti, Pratali, Di Loreto, Rosina, Saumel, Bianchi, Corini, Amoruso; vedete tutto cambia perché nulla cambi.
foto Maurizio Dreosti
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