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Se non ci fossero Sirigu e Belotti
Se non ci fossero Sirigu e Belotti il Toro sarebbe messo male. Una considerazione che abbiamo letto e sentito da più parti dopo Torino-Milan, partita terminata con una vittoria che effettivamente porta in calce la firma del portiere e quella del centravanti. Uno è stato decisivo con una parata a tempo scaduto su Piatek, l'altro mattatore con una strepitosa doppietta in quattro minuti.
Tuttavia, Sirigu e Belotti ci sono, fanno parte del Torino e un motivo ci sarà. Superficiale e inutile, la considerazione di cui sopra: mutuando il ragionamento, se il Real Madrid non avesse vinto 13 Champions League sarebbe un club come tanti altri, se Federer non avesse vinto 20 tornei del Grande Slam sarebbe un tennista amatoriale, senza sette titoli mondiali Schumacher sarebbe stato un buon pilota e nulla più. Sirigu e Belotti fanno parte integrante del Torino e se due giocatori di questo livello hanno scelto e scelgono tuttora i granata è perchè il progetto societario e tecnico merita credibilità e fiducia. E non possono bastare due partite, negative quanto si vuole, a cancellare tutto.
La partita contro il Milan ha dimostrato che il Torino è sempre un gruppo compatto e ha sempre un'anima. Certo, proprio per questo viene da chiedersi perchè questa "garra" non venga fuori quando tutto appare più facile (vedi la partita col Lecce); perchè per tirare fuori gli attributi a questi giocatori serva sentirsi spalle al muro oppure sfavoriti. Il Toro fa bene a tenersi stretti tre punti arrivati in quello che forse era il primo vero snodo del campionato, ma queste domande necessitano di una risposta se si vuol davvero puntare in alto. Nel frattempo, equilibrio deve essere la parola d'ordine: il Toro non era da retrocessione all'intervallo di Torino-Milan, non è diventato da Champions League al termine della partita.
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