Se nell'era Cairo c'è un giocatore che davvero incarna lo spirito di un tempo, di un calcio e anche di un Toro che non c'è più, questo è senza ombra di dubbio Kamil Glik.
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Se tra 20 anni il nome di Glik non sarà sulle maglie, ce lo metteranno i tifosi del Toro
Nato povero, poverissimo. In quartiere che, fossimo in Sud America e non in Polonia, verrebbe banalmente (e brutalmente) chiamato favela, barrio, gueto. Laddove fino a poco tempo fa non c'era nemmeno un impianto sportivo, neanche il classico campetto in terra battuta con quattro panchine attorno.
Ci ha pensato lui a costruirlo, 27 anni più tardi. Dopo una lunga trafila in giro per l'Europa: Real Madrid, Palermo, Bari e quindi Torino. Un cammino iniziato presto quando giovanissimo aveva lasciato casa e genitori, per inseguire il suo sogno. Un sogno che ora è diventato realtà: Glik è il capitano - e che capitano - di uno dei club più antichi e nobili del panorama calcistico.
Certo il Torino di oggi non ha le stesse disponibilità economiche di un tempo e ancora oggi gli strascichi del fallimento incidono. Ma il progetto c'è e vede il centrale polacco protagonista. Lui non vuole scappare, non lo ha mai fatto, neanche quando a puntarlo erano giocatori del calibro di Götze, Muller e altri ancora.
In tanti lo cercano, in molti lo corteggiano. Ed è giusto che sia così, dopo la grande annata disputata con la maglia granata. Una stagione da vero capitano, che nei momenti di difficoltà - nessuno può scordare il periodo di magra antecedente alla sconfitta nel derby d'andata - ha saputo caricarsi il 'macigno' sulle spalle. Compattando il gruppo, con l'ausilio dei vari Moretti, Gazzi, Vives e Bovo: luogotenenti silenziosi.
Il Galatà è tornato alla carica, dicono, ma l'offerta presentata è pressoché identica a quella mostrata un mese fa: . Una proposta che i granata non presero neppure in considerazione. Glik ribadisce ogni giorno quale sia la sua priorità: ''Restare al Torino''. Per scrivere un altro piccolo (ma grande) pezzo di storia. Per vedere ''magari tra una ventina d'anni'' il suo nome inciso sulla maglia, vicino agli altri grandi ex giocatori del Toro.
E se invece - caso remoto - il suo nome non dovesse comparire, siamo certi che ci penseranno i tifosi stessi a scriverlo. Magari a penna, magari all'altezza del petto e non a ridosso dell'addome. Per Glik è il capitano della gente e quelle quattro lettere sono ormai incise nel cuore del popolo granata.
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