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toro
di Gino Strippoli
Era dai tempi “fascettiani” ( vedi contro il Pescara) che il Torino non rifilava alla squadra ospite sei gol di scarto. Bei tempi quelli che riportarono il Toro in serie A ed è quindi beneaugurante questa sestina rifilata all’incolpevole Gubbio che ha subito sin dal primo minuto la potenza granata e sopratutto la voglia dei giocatori di riscattare davanti al proprio pubblico la partita disastrosa fatta contro il Verona e il pareggio incolore ottenuto contro la Juve Stabia. Ventura ha saputo infondere in questa passata settimana la fiducia in se stessi, un po’crollata una settimana fa a Castellamare. Era, come avevo scritto la settimana scorsa, un problema di testa e non fisico e di stanchezza. Infatti contro il ‘povero’ Gubbio i granata sono stati esplosivi nella corsa e nelle ripartenze veloci soprattutto con Surraco, Guberti e lo stesso Bianchi ma con un centrocampo padrone della partita grazie al miglior Vives della stagione capace di essere pendolo perpetuo e fluttuante del rettangolo di gioco. Sei gol che hanno annientato il Gubbio e questo risultato deve dare il giusto entusiasmo senza far cadere nel lagnoso“lamentazzio” di chi come al solito nel chiacchericcio del dopopartita all’uscita dallo stadio dice: “ be si sei a zero ma era il Gubbio mica il Barcellona!” Ecco queste ridicole affermazioni lasciamole stare e esultiamo per questa vittoria che non dimentichiamo i granata hanno realizzato contro una squadra che nel girone di andata ci aveva battuto. E non dimentichiamo nemmeno che i campionati spesso si vincono poi contro le piccole squadre. C’è ad esempio qualcuno come la Juventus in serie A che non vincerà il campionato proprio perché non è capace di vincere contro squadre che in classifica si arrabattano per non andare in serie B. In proposito il giusto segnale di umiltà l’ha avuto il Toro proprio contro la Juve Stabia dove è andata a cogliere un punto prezioso giocando da provinciale. Contro il Gubbio si è ripetuta l’umiltà con cui i granata dovranno affrontare tutte le partite se vogliono raggiungere la massima serie. Se la partita può essere sembrata molto facile questo è da ricercare nell’approccio giusto con cui i giocatori sono entrati in campo. La squadra si è divertita e soprattutto è stata in alcuni momenti assoluta padrona di se stessa ovvero capace di fare la partita e di condurla come voleva. Oggi è toccato al Gubbio subire il Toro rampante ma se ci fosse stata un'altra squadra la musica non sarebbe cambiata. D'altronde questa giornata insegna che il campionato di serie B è imprevedibile quanto difficile. Il Verona è andato a Nocera, dove il Toro ha ben figurato. è ha preso tre gol difficili da digerire mentre il Pescara è andato a Ascoli, dove il Toro ha vinto, ed è stato abbagliato da tre flash che lo hanno bruciato. Discorso a parte è quello del Sassuolo che per il gioco espresso nelle ultime due partite avrebbe meritato solo due punticini ed invece per il rotto della cuffia di riffa o di raffa è riuscito a prendersi sei punti ma la sensazione netta è che non dovrebbe vedere la luce della serie A in presa diretta.Non poteva essere la sconfitta subita contro il Verona a far cadere in un non nulla tutto il lavoro degli ultimi 8 mesi che la squadra di Ventura aveva poi espresso in campo. Contro il Gubbio la mente dei giocatori granata si è liberata da quella zavorra psicologica legata alla debacle veronese e quando la mente è libera le gambe corrono e corrono, e se le gambe corrono la mente orchestra le giocate più belle che riescono nella più chiara semplicità. La cronaca della partita l’avrete già letta e riletta su ToroNews dai miei colleghi cosi come su altri quotidiani ma sottolineare la prestazione di Vives, che con un tocco a seguire da il via alla testardaggine di Bianchi che con prepotenza da il là alla sinfonia granata, è doveroso visto che si ripete nuovamente quando di intelligenza serve al 46’ minuto Guberti che sulla fascia sinistra taglia la difesa del Gubbio con un bel lancio radiocomandato mandando la sfera sui piedi del rapace Antenucci che insacca facilmente. Poi il napoletano per tutti i 90 minuti si è reso protagonista di una partita perfetta dove ha regalato belle aperture cosi come è stato impalcabile a contrarre gli avversari con l’aiuto di un Basha ritornato sui suoi standard abituali. Discorso a se deve poi essere fatto per Guberti. Il suo rientro in prima squadra dopo circa sei mesi di assenza è stato al limite della perfezione visto che solo una prodezza di Donnarumma gli ha tolto la gioia del gol per il resto si è visto quanto al Toro sia mancata la sua qualità e la sua esperienza sulla fascia sinistra: contro il Gubbio non ha sprecato una sola palla! E capitan Bianchi spesso bistrattato negli ultimi tempi da una parte di tifoseria? La risposta al solito la da il campo e la da Rolando che se è vero che ha sbagliato un gol al 9’ minuto dopo un bel lancio di Vives (ma guarda…) mandando la palla a tre metri dal palo di Donnarumma e altrettanto vero che lo scatto con cui si è prodotto in quel contropiede è stato devastante. Li si è capito che la giornata era di Bianchi. Lo stesso capitano granata al 6 ‘ e al 7 ‘ minuto si era prodotto in due assist per Antenucci , di un nulla anticipato dal portiere. Poi la testardaggine con cui ha cercato il primo gol è l’esempio di un ragazzo che è un combattente nato, un vero Toro!
La novità di questa partita? Sicuramente l’inserimento a partita in corso del ragazzo Pasquato, quel giocatore che non dimentichiamolo è tifoso milanista e non juventino, un ragazzo che ha qualità tecniche uniche in questo Toro, un ragazzo che è stato accolto bene dal gruppo e che si è inserito con lo spirito giusto: un gol e un assist per il gol di Antenucci sono stati due bei biglietti da visita per i tifosi granata. Adesso con l’umiltà dimostrata contro il Gubbio e con la certezza ritrovata bisognerà andare a Empoli giocando il calcio che questi ragazzi hanno imparato da Ventura il vero direttore d’orchestra di questa sinfonia granata musicata contro il Gubbio: il Do (Bianchi), il Re ( Antenucci), il Mi (Surraco), il Fa (Bianchi), Sol (Pasquato), il La (Antenucci), il Si (mastro Ventura).
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