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Sette mesi di crescita

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di Stefano BrugnoliCome all’andata il Toro parte un po’ guardingo o meglio i ciclisti cercano di imporre la loro forza, anche se stasera il predominio dura pochi minuti poi esce la forza del Torino, la tranquillità e il saper sempre cosa fare...
Redazione Toro News

Come all’andata il Toro parte un po’ guardingo o meglio i ciclisti cercano di imporre la loro forza, anche se stasera il predominio dura pochi minuti poi esce la forza del Torino, la tranquillità e il saper sempre cosa fare anche non sempre riesce, mentre i doriani si affidano alle improvvisazioni dei singoli, cosa che alla lunga non paga, soprattutto se sei inferiore all’avversario.Veramente una squadra quella che Ventura ha forgiato in questi sette mesi, l’opera non è finita perché il cammino è solamente prossimo ai due terzi, però quello che si è costruito sicuramente non si perderà, poi se qualcuno correrà di più, applausi a loro.Certo che poche squadre hanno la qualità di questo Torino, che inizia il primo tempo schierando nei quattro offensivi Stevanovic, Bianchi, Antenucci e Oduamadi un mix di forza e velocità, gioventù ed esperienza e finisce la partita con Surraco, Sgrigna, Meggiorini e Antenucci dove la tecnica e la fantasia sono le caratteristiche maggiori soprattutto se unite alla facilità di giocare in velocità.Ma al di là delle alternative in fase offensiva il Toro è diventato una squadra, una orchestra dove tutti sono a conoscenza dello spartito da suonare, tanta roba rispetto al recente passato anche perché Ventura è riuscito ad imporre la sua autorevolezza sia nei confronti della società che l’ha lasciato lavorare e soprattutto nei confronti dei giocatori che hanno avuto fiducia in lui perché lui ha dato fiducia a loro.Ricordate gli inizi dove ruotavano più o meno tutti, dove il turn over era utilizzato in maniera quasi assoluta, capitava che una partita giocassero quattro difensori e quella dopo altri quattro e il risultato era sempre zero gol subiti; così facendo tutti si sono sentiti protagonisti perché in grado di dare il loro contributo senza accampare invidie. Certo anche i risultati hanno influito a cementare il gruppo e a smussare la delusione di chi alla lunga ha giocato meno, ma vedere tutta la squadra che si raduna per festeggiare un gol è una scena che oltre a far piacere da il senso di come il Toro sia diventata una squadra.E così il Toro dopo sette mesi ha affrontato la Sampdoria, la grande favorita prima dell’inizio del campionato, la squadra che veniva evocata quando il Toro alla prima di Coppa Italia superava il Lumezzane con il punteggio minimo…chissà quante ce ne daranno quando giocheremo contro la Sampdoria dicevano i “saccenti pessimisti” tifosi del Toro che sedevano in tribuna alla vigilia di ferragosto.   Forse pensavano alle botte e ai calci perché il Toro ha vinto per due a uno sia all’andata che al ritorno e forse questi tifosi saranno saliti sul carro di Ventura dopo che si chiedevano e urlavano a lui se quello era il calcio libidine.Purtroppo non si riesce a riconoscere quando c’è un processo di apprendimento in corso, quando le cose non sono fatte a caso ma si cerca una strategia, un modo di giocare, purtroppo si vuole sempre tutto e subito dimenticandosi che senza fare le fondamenta non si può costruire una casa.Suvvia tifosi granata cerchiamo di vedere al futuro con ottimismo perché qui ci sono delle basi sulle quali poggia una squadra e alla prossima sconfitta, se capiterà, non torniamo a vedere tutto nero facendo l’eco alla carta stampata che in queste cose è maestra e sembra quasi godere se le cose vanno male. In fondo siamo tornati primi giocando una partita molto peggio di quelle pareggiate col Varese e col Cittadella, partite che dopo le quali c’era già chi pensava che il Toro avrebbe fatto si è no i playoff… perdendoli naturalmente.