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- Redazione TORONEWS
Alla vigilia di Torino-Benevento, partita valida per l'ultima giornata del campionato di Serie A 2020/2021, Salvatore Sirigu parla ai microfoni di Torino Channel. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal portiere granata.
Lazio-Torino è stata una partita complessa e ricca di pathos. Nel post-partita sei stato lucido e analitico nel raccontare quella partita e tutta la vostra annata. Sembri impulsivo, ma forse non è così. Chi è il vero Salvatore?
"Possono parlare di me solo le persone che mi conoscono davvero. Non ho social network per scelta. A me piace solo condividere ciò che mi capita con le persone a cui tengo. Ma sono una persona normale, che vive al meglio la propria professione. Al di fuori posso dare una immagine introversa perché non mi concedo molto, ma magari una volta che mi si conosce posso essere qualcosa di diverso".
Come esulta un portiere quando si torna a casa con la porta inviolata grazie ad interventi complicati come hai fatto con la Lazio?
"Non esulto mai, non mi piace farlo, già da qualche anno. Perché il nostro è un ruolo complesso, di concentrazione. I giocatori di movimento pensano meno e sono più istintivi, io spesso devo immaginarmi l’azione prima che accada. Quindi devo cercare di ragionare, essere freddo e reagire nel minor tempo possibile. Penso che quando gli altri esultino ci sia uno sfogo da parte della squadra, durante la partita però qualcuno deve tenere l’equilibrio. Spesso mi auto-assegno questo ruolo, quello di mantenere l’equilibrio anche per gli altri".
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