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"Noi conosciamo la nostra forza e i nostri limiti. Dobbiamo essere molto contenti di giocare una sfida che fa capire dove è arrivato il Torino". Sirigu parla alla vigilia di Torino-Milan, il match più importante della stagione, in un'intervista esclusiva a La Stampa. E' uno dei personaggi di copertina della stagione granata: le sue parate, ultime quelle della sfida di Marassi contro il Genoa, sono state uno degli ingredienti della bella stagione del Torino, a tre punti dalla Champions League a cinque giornate dalla fine. "Siamo stati molto regolari e la continuità ha pagato. Già giocarti qualcosa di importante contro il Milan, che ha il carattere di Gattuso, deve darci leggerezza, la tensione quasi non deve esistere".
L'intervista tocca tanti temi, da quelli personali a quelli del collettivo Toro. Sirigu racconta di aver capito che la squadra era sulla strada giusta dopo "Il pari in casa con la Fiorentina, una delle squadre più difficili da affrontare. Siamo andati subito sotto, non ci siamo disuniti ma siamo stati propositivi per tutta la gara. E alla fine ho capito che eravamo sulla strada giusta". E poi spiega che cosa sia il Torino per lui: "Una stazione importante. Quando il presidente Cairo mi ha chiamato ho detto sì per la voglia di riportare la squadra e me stesso in alto". Sul futuro, come tutti, Sirigu non si sente di promettere nulla: "Il futuro non posso saperlo. Il calcio ha determinate esigenze, se dovesse arrivare un’offerta io e il presidente ci parleremo e valuteremo i pro e i contro". Una cosa, però, si sente di dirla: "Non credo proprio che giocherà sino a 40 anni, mi viene l’ansia a pensarci. Vorrei smettere prima e vivere la vita normale. Anzi, migliore senza il calcio. E farlo in Sardegna è il mio sogno".
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