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Stagione nuova, problema vecchio

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Se non si segna non si va da nessuna parte, questa è la massima che ci ha insegnato questa partita, nonostante l’attacco del Toro si sia rafforzato, e sempre deficitario il rapporto tra palle gol create e quelle realizzate, anche se...
Redazione Toro News

Se non si segna non si va da nessuna parte, questa è la massima che ci ha insegnato questa partita, nonostante l’attacco del Toro si sia rafforzato, e sempre deficitario il rapporto tra palle gol create e quelle realizzate, anche se quest’anno si creano molte più occasioni delle stagioni precedenti.La Lazio, tanto osannata prima e dopo la partita di oggi, nella prima ora di gioco pareva un pulcino bagnato in costante balia del Toro, solo a tratti dava impressione di rendersi pericolosa e questo capitava quando la palla gravitava nei piedi del miglior giocatore visto in campo oggi, Goran Pandev.

Il Toro pareva tanto bello da non esser vero, aveva in mano il pallino della partita, non rischiava niente, creava occasioni, poi alla mezz’ora al primo tiro in porta della Lazio passava in svantaggio.Subito il gol il Toro ha schiacciato i romani nella propria area creando almeno quattro occasioni da rete una di queste finita sulla traversa.Finiva così il miglior primo tempo fatto dal Toro in questa stagione e finiva con un risultato palesemente ingiusto, persino il pari sarebbe stato stretto, però se non si segna non si va da nessuna parte.

GDB ha cambiato modulo passando dal 433 al 4231, in difesa svettava Pratali sempre puntuale in ogni chiusura, Di Loreto era la sua ottima spalla, Rubin non perdeva occasione per salire ad aiutare i compagni nella manovra, il solo Colombo invece dava l’impressione di non essere all’altezza del palcoscenico della serie A anche se di errori gravi non ne ha commessi, se non quello di avere lasciato troppo spazio a Zarate in occasione del primo gol, ma anche i suoi compagni di reparto non hanno chiuso tempestivamente su Pandev preoccupati da Zarate.A meta campo Corini e Dzemaili cercavano di far girare il gioco della squadra e di recuperare palloni, non sempre però le loro idee erano accompagnate dalla precisione dei passaggi, la manovra si velocizzava quando la palla finiva sui piedi di Abate che con le sue volate metteva in grande difficoltà la difesa biancoceleste, dall’altra parte Saumel si alternava con Rubin e denotava un forma fisica in calo rispetto alle precedenti esibizioni. Abbruscato agiva dietro a Bianchi che costantemente gli spizzava palloni per favorirgli gli inserimenti e questa era la giocata più efficace perché palla a terra i due attaccanti mostrano evidenti limiti tecnici.Le assenze di Rosina e di Amoruso hanno fatto calare il tasso tecnico dell’attacco ma non certo la sua pericolosità viste le sei sette palle gol create, tasso tecnico che invece è aumentato a meta campo con Dzemaili al posto di Zanetti.

L’impressione alla fine del primo tempo era che, continuando così l’inerzia della partita, il Torino aveva le possibilità di vincere la partita a patto di trovare il pari prime di subire l’eventuale raddoppio laziale. Invece nel secondo tempo il Torino accusava un certo calo fisico e di idee che neanche l’ingresso di Amoruso al posto di Corini riusciva a smuovere, anzi un erroraccio di Di Loreto spalancava la strada al contropiede laziale che si fermava sul palo colpito da Mauri; palo che scuoteva il Torino che sul capovolgimento di fronte sfiorava il pareggio con un colpo di testa di Amoruso che finiva alto dopo aver deviato un tiro violento (non un cross) di Abbruscato. Un minuto dopo Dzemaili perdeva palla a meta campo, Pratali mancava l’anticipo sul passaggio e Zarate ricevuta palla infilava il sette alla sinistra di Sereni chiudendo di fatto la partita, perché il centrocampo del Toro era ormai sulle gambe: Abate Dzemaili e Saumel non avevano il dinamismo del primo tempo. L’ingresso di Ventola è parso un segno di resa o la mossa della disperazione dal momento che l’attaccante barese si è notato in campo solo perché a fine partita è andato a sostituire Sereni in porta, razionalmente penso che nessun allenatore metta in campo Ventola con la convinzione di migliorare l’attacco.

Il finale è uno show dell’arbitro Gava che indispone i granata con decisioni discutibili (rigore alla Lazio) e alcune prive di buon senso, (ripetizione del rigore di Amoruso) però nonostante tutto dei professionisti non dovrebbero mai lasciarsi andare a delle reazioni fuori luogo che avranno ripercussioni sulle partite future e mi riferisco soprattutto a Pratali che in quattro minuti ha preso due ammonizioni una per proteste e una per un intervento sconsiderato su Radu. Ora si andrà a Udine con la difesa a pezzi visto che mancherà dei due elementi migliori, ma prima ci sarà la partita di coppa con il Livorno che è da onorare con il passaggio del turno.

Appunto finale sul comportamento del segretario Massimo Ienca che ha impedito ai giocatori del Toro di andare a stringere la mano al pessimo arbitro Gava di Conegliano Veneto che probabilmente prima di dirigere la partita ha ecceduto nei bicchieri di Prosecco; bravo Massimo quel gesto ti è valso il premio di migliore in campo!

foto:adise.it