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di Valentino Della Casa - Premettiamo che il Torino non era una squadra di extraterrestri nel girone di andata e che non è una squadra di medio-alto (e non di altissimo) livello in questa seconda parte della stagione....
di Valentino Della Casa - Premettiamo che il Torino non era una squadra di extraterrestri nel girone di andata e che non è una squadra di medio-alto (e non di altissimo) livello in questa seconda parte della stagione. Premettiamo anche che il Toro sceso in campo contro il Gubbio non era il nuovo Barcellona e che quello di ieri pomeriggio al “Castellani” non era il Licata. Tutto vero, tutto giusto, ma ciononostante non si può negare che ogni volta che per l'ottima squadra dell'ottimo Ventura (e l'ironia non è di casa) sia ad un passo dallo svoltare definitivamente e quasi chiudere il campionato, si arresta, come nel tentativo di voler tenere i giochi aperti fino alla fine.Questa volta, tuttavia, il paradossale obiettivo è raggiunto solo a metà, perché nonostante Bianchi (nella foto di N. Campo) e compagni abbiano perso ieri contro l'Empoli, le altre, Verona escluso, non ne hanno fortunatamente approfittato, lasciando il Toro a godersi un primato che nel complesso è strameritato. Nello specifico, invece, quel primo posto fa molto arrabbiare, dato che la squadra vista ieri era ben lungi dall'essere la migliore di tutto il torneo, anche se avrebbe potuto tranquillamente pareggiare una gara che ha visto gli avversari andare al tiro due volte per poi restare arroccati in difesa, in attesa che scivolassero indolori i 70' seguenti il gol di Maccarone.Descrivere lo “spettacolo” messo in scena ad Empoli si può fare con tre sole parole: partita da B. Ieri ha vinto chi aveva più motivazioni, meritando automaticamente (al di là del computo delle occasioni create) i tre punti a scapito di una squadra fin troppo consapevole della sua forza che, come le altre compagini in testa, sta vivendo suo malgrado un periodo di alti e bassi dopo aver macinato punti a destra e a manca per tutta la prima parte della stagione, e forse qualcosa di più.Curiosamente (ma suoni in parte come un campanello d'allarme), il rendimento altalenante della squadra coincide quasi totalmente con quello altrettanto a singhiozzo dei suoi centrocampisti fin qui titolari, Iori e Basha, i quali troppo a lungo si sono caricati sulle spalle i tanti oneri e i pochi onori della linea mediana. Il dispendio di energia che viene richiesto ai due giocatori in mezzo al campo è notevole, senza dimenticare che viene anche richiesto loro di restare sempre lucidi per lanciare gli attaccanti verso la porta avversaria (il problema del cinismo sotto porta, nelle ultime settimane, viaggia a corrente così alternata che parlarne ora saprebbe di minestra riscaldata). Soggiungere che a fine gennaio era stato individuato come necessario un rinforzo in quel settore del campo (costantemente orfano di Suciu), suona come il gongolamento dei primi della classe, e porta a poco, sia alla squadra, sia a chi sono state date poche chances di mettersi in mostra pur avendo continuato, costantemente, ad allenarsi seriamente senza mai proferire verbo. Forse, adesso, richiedere anche il suo aiuto potrebbe non essere una scelta così campata per aria.Ma queste sono decisioni che spettano solo e soltanto a Ventura, e la stima nei confronti del mister, che ha riportato il Torino a lottare seriamente e dignitosamente per l'obiettivo da conquistare già tre stagioni fa, resta doverosamente immutata. Anche perché il Toro quei tre benedetti punti della svolta, prima o poi li farà. Li deve fare.
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