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Polemiche incredule e controricorsi a parte, quel che rimane sono quei quindici minuti che mancano al triplice fischio finale del Padova-Torino più lungo della storia.
Quel che rimane è il sollievo, da una parte, per aver...
Polemiche incredule e controricorsi a parte, quel che rimane sono quei quindici minuti che mancano al triplice fischio finale del Padova-Torino più lungo della storia.
Quel che rimane è il sollievo, da una parte, per aver visto sfumare una sconfitta a tavolino che in molti davano per scontata (quantomeno in primo grado), per merito d’un cavillo ignorato e tirato fuori dal cilindro giusto in tempo.
Quel che rimane in casa granata è rabbia e sgomento per una decisione che pare essere stata creata su misura per mettere i bastoni tra le ruote alla società piemontese. Rabbia e sgomento che mister Ventura avrà certamente saputo trasformare in orgoglio e tremendismo, infondendo nei "ragazzi terribili" una voglia e una carica tale da far tremare le gambe dell’undici patavino. Vibrazioni e furore agonistico che si dovranno diramare dallo spogliatoio ospiti dell'Euganeo in tutto lo stadio, perché questi siano i 900 secondi più lunghi e caldi della storia sportiva biancoscudata.
Sotto a chi tocca allora, accettando con deferenza, non con sottomissione, le decisioni di una “giustizia” sportiva che ha perso (ancora) un po’ di credibilità agli occhi del popolo granata. Sarà il campo a decretare il risultato finale di questa sfida anomala.
Alcuni commenti dei tifosi granata, archiviata l’ira più che giustificata, sottolineavano:“ne abbiamo segnati 3 in 4 minuti all’altra squadra, perché non possiamo farne 2 in un quarto d’ora al Padova?”. Un quarto d’ora che già in passato si è tinto spesso di granata.
Un quarto d’ora piccolo piccolo se lo si paragona ai novanta minuti di una partita regolare, una manciata di secondi che difficilmente basta per ribaltare risultati e rimettere in quadro partite in salita.
Un quarto d’ora grande grande per chi deve difendere un vantaggio tutto sommato esiguo, cosciente di aver tutto da perdere in pochi giri d’orologio.
Perché in fondo è vero: il Toro è il Toro e il quarto d’ora granata è storia.
(Foto: M. Dreosti)
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