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Torino, Cairo: “In pandemia zero aiuti al calcio. Superlega? Non è meritocratica”
Urbano Cairo ha rilasciato un'intervista a Milano Finanza, parlando della situazione del calcio in Italia e dei crescenti investimenti esteri in Serie A. "Il grande interesse degli investitori stranieri è un segnale di vitalità: dimostra che il calcio italiano ha un enorme potenziale di sviluppo. Abbiamo tradizione sportiva, cultura e tantissimi appassionati nel mondo. Dobbiamo fare di più per valorizzarli". La valorizzazione del calcio italiano passa dai diritti televisivi: "La Serie A deve lavorare soprattutto sullo sviluppo dei diritti televisivi sui mercati internazionali. L'eliminazione del limite triennale alla vendita delle immagini all'estero potrà aiutare. Chi compra i diritti televisivi avrà modo di programmare sul lungo termine. Oggi, invece, non si fa in tempo a cogliere il risultato degli investimenti che è già tempo di indire un altro bando". Poi, ci sono migliorie strutturali che andrebbero apportate per colmare il gap da Liga e Premier League: "Gli stadi sono spesso obsoleti, ma la ristrutturazione è ostacolata da lacci e lacciuoli burocratici. Accanto ai vivai, poi, si potrebbe ragionare sull'istituzione di accademia sul modello francese e belga".
Un tema diventato un caso era quello della Superlega, su cui alcuni club hanno fatto marcia indietro, altri continuano invece a promuoverla come Barcellona, Real Madrid e Juventus. "La Superlega non serve - ha detto senza mezzi termini Urbano Cairo - Le recenti riforme hanno già reso la Champions League un torneo di altro livello per visibilità economica. L'importante è salvaguardare il valore, anche sociale, dei campionati nazionali: il blasone non deve bastare a garantire un posto nelle competizioni europee".
Infine il presidente granata ha concluso l'intervista con una riflessione sul calcio italiano e i danni causati dalla pandemia all'intero settore: "Il calcio italiano ha sofferto in pandemia quanto tutti i settori, ma a differenza degli altri non ha ricevuto alcun sostegno. Il calcio, al contrario del cinema, non ha santi in paradiso. E' solo una mucca da mungere, zero aiuti. Il timore delle critiche ha fatto però dimenticare al governo che il calcio ha 300 mila addetti e sostiene tutto l'ecosistema dello sport italiano, che altrimenti non avrebbe risorse".
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