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LE VOCI

Torino, Cairo: “Juric è bravo ma gli dico: conquista ciò che possiedi”

Redazione Toro News

Il presidente granata in una intervista a La Gazzetta dello Sport: "Io al Toro 19 anni anni come Pianelli? Non è una gara, non so quanto resterò, ma il Toro è un amore di famiglia"

Urbano Cairo a tutto campo in vista del derby. Il presidente del Torino ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, ripercorrendo i passi compiuti nei 18 anni di presidenza: dal passato al presente, con un riferimento alla partita contro la Juventus. "Nella mia gestione, un solo derby vinto, tre pareggiati da loro negli ultimi minuti, mentre eravamo in vantaggio. Mi spiace, certo. Sul prossimo non dico nulla, per scaramanzia. Dico solo che la squadra ci tiene tantissimo e sono certo che darà l’anima".

Urbano Cairo racconta il rapporto con Juric, l'attuale allenatore del Torino: "Ci siamo piaciuti subito. Doveva arrivare prima. Ma non se la sentiva di lasciare il Verona che gli aveva dato fiducia, dopo un solo anno. Noi disputammo uno dei peggiori campionati della mia gestione. In ospedale, dov’ero ricoverato per il Covid, vidi due partite: Genoa-Toro 1-2, bella, mi tirò su; e Toro-Lazio 3-4 con due gol presi al 95’ e al 98’. Mi tornò la febbre - racconta - . Dissi a Juric: 'Stavolta però vieni'. Ed è venuto al Toro, anche se aveva altre offerte. È nato un bel rapporto, lo chiamavo spesso, ci parlavamo. Mi chiedeva sempre giocatori, io gli spiegavo che avevo investito negli anni precedenti e che avevamo perso molti ricavi con il Covid. Qualche tensione c’è stata, ma l’abbiamo superata. Juric è bravo - continua Cairo - , mi piace il suo calcio aggressivo, la sua pressione alta. L’ho detto: mi porto nel telefonino una sua partita. Ma c’è una frase di Biante, uno dei Sette Sapienti, sulla quale dovrebbe riflettere: 'Conquista ciò che possiedi'. Cioè: sei bravo, hai tutto quello che ti serve, non ti manca nulla, ci sei. Gli regalerei il libro che hanno regalato a me".

Una parentesi si apre per raccontare quell'episodio tra Juric e Vagnati durante il ritiro estivo del Torino dell'anno scorso: "Cose che capitano. L’eccezionalità stava nel fatto che qualcuno aveva filmato la scena. A volte succede di esagerare. Ma si sono rappacificati e hanno lavorato bene insieme, infatti nella stagione scorsa abbiamo fatto meglio di quella precedente. A Juric non ho neppure parlato dell’episodio. Mentre Vagnati mi ha chiamato lui per avvertirmi che stava circolando quel video. Gli ho detto: 'Non preoccuparti, mettiamo a posto tutto...'. Poi gli ho chiesto: 'Ma è vero che mi hai dato della testa di...?'. E lui, un po’ in difficoltà: 'No... non è possibile...'".

Cairo ricostruisce la vicenda di Alessandro Buongiorno e del rischio di perderlo nell'ultimo mercato estivo: "Buongiorno è un ragazzo cui sono affezionato personalmente. A luglio gli ho rinnovato il contratto fino al 2028. Il suo procuratore, quel sacramento di Beppe Riso, bravo, un top, si è messo a scherzare: 'Adesso sarà impossibile venderlo... Tu non vendi mai i giocatori. Mi ricordo quando volevo portare Baselli a Roma e non hai voluto'. Gli ho risposto: 'A Buongiorno sono affezionato, ma non è vero che non vendo i giocatori'. Mi chiama Luca Percassi, ero in Sardegna in vacanza. Mi dice che vuole Buongiorno. Ci vediamo a Milano e gli spiego: 'Guarda, è quasi il nostro capitano, sta con noi da 17 anni. La vedo difficile, per non dire impossibile'. Lo dico a Vagnati che informa Riso. Luca insiste, entra nella trattativa Zapata e siamo vicini a un accordo. Preciso: 'Tutto è subordinato alla volontà del ragazzo'. Buongiorno mi chiama e mi dice: 'Senta, pres. Ci ho pensato a lungo, non me la sento di andare'. Gli dico: 'Sono felice. Resti con noi, facciamo un gran campionato. Fatti vivo di più con me, perché mi sei piaciuto'. La telefonata è durata un minuto. Ho rinunciato a dei bei soldi, ho preso lo stesso Zapata e poi Tameze, Bellanova, Soppy, Vlasic, Sazonov".

Cairo parla così del suo rapporto con la tifoseria: "Io giro per tutta Italia. Ovunque incontro tifosi che mi chiedono selfie e mi dicono: 'Presidente, siamo con lei, non molli...'. Ho fatto fare un sondaggio: il 75% mi appoggia con convinzione. È una maggioranza bulgara. Se poi qualcuno non è d’accordo, ci sta. Sono nel calcio da 18 anni. So che il tifoso granata ha il palato fino. Ha avuto il Grande Torino, 5 scudetti di fila, 10 in Nazionale; negli anni Settanta ha avuto Graziani, Pulici, Claudio Sala, il mio idolo che cercavo di imitare. Io giocavo nel suo ruolo proprio in quel periodo".

Urbano Cairo resta generico nell'esprimere l'obiettivo della squadra quest'anno: "Abbiamo trattenuto tutti e fatto investimenti: è chiaro che vogliamo crescere. Ma non amo i proclami. L’Atalanta, per quello che ha fatto, è un modello. Antonio Percassi è sempre rimasto schiscio, misurato, non lo senti mai dire: vinceremo, faremo... Anche quando Gasperini arrivava terzo, parlava dei 40 punti salvezza. Abbiamo una squadra giovane, un mister e un d.s. che lavorano bene. Siamo fiduciosi, senza parlare troppo".

Ancora un anno e Cairo pareggia Pianelli a 19 anni di presidenza, diventando il più longevo nella storia granata: "Non è una gara di durata e non so quanto durerò io come presidente - afferma il patron - . So solo che il Toro fa parte della mia vita. Il Toro rappresentava i miei genitori, poi i miei figli piccoli che facevano il giro di campo alla mia prima partita da presidente". E quando gli viene chiesto se abbia mai pensato di mollare, risponde così: "Mai. Anzi, quando le cose vanno male, per reazione, mi viene di essere ancora più presente e di impegnarmi per rovesciare la situazione".

Cairo spende due parole di riflessione anche su se stesso, tra il lui di 18 anni fa e il lui di oggi: "Faccio un calcio diverso, a base di giovani, e parlo di meno alla squadra. Che senso ha un discorsetto di dieci minuti a giocatori che non seguo durante la settimana? Solo le parole del mister, che li frequenta tutti i giorni, possono incidere". Cairo torna poi su Juric: "Non parlo spesso con lui, lo lascio o tranquillo, vedo che ha i suoi riferimenti. Ma sono convinto che potrei dargli qualcosa di buono in più, se volesse". Infine il presidente conclude sottolineando che la passione è sicuramente la stessa di 18 anni fa: "Intatta. Io vivo di passioni".


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