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Torino, chi è Raballo: dal gol nel derby alla chiamata in Serie A

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Il secondo gruppo nell'Under 15, il gol nel derby e ora la chiamata in Serie A: chi è Alessio Raballo
Roberto Ugliono Caporedattore settore giovanile 

Nel 2020 era nel secondo gruppo dell'Under 15 allenato da Vitantonio Zaza, ora Alessio Raballo si è ritrovato alla prima chiamata in Serie A con quel Torino di cui ha vestito tutte le maglie a livello giovanile. La sua è una storia di pazienza, duro lavoro e sacrificio. Quella della chiamata per la trasferta di Udine è solamente una tappa, non un obiettivo raggiunto, ma chiaramente per il ragazzo è una bella soddisfazione: partito dai dilettanti della CBS e arrivato alla Serie A. Dalla passata stagione l'attaccante classe 2006 ha messo il turbo, diventando sempre più importante nelle rispettive giovanili granata. Esterno offensivo, seconda o prima punta, il ragazzo ha fin qui dimostrato di poter essere anche un utile jolly offensivo.

Torino, chi è Raballo: dal gol nel derby alla chiamata in Serie A

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In Under 18 l'anno scorso Raballo ha saputo trovare la rete con continuità, soprattutto nel finale di stagione quando ha preso definitivamente fiducia e ha segnato 6 reti in 5 partite. In totale i gol erano stati 12, mentre l'anno prima in Under 17 sono stati 8. Numeri a parte, la sua storia è come un romanzo di formazione. Un capitolo alla volta è cresciuto imparando da errori e difficoltà, diventando quasi a sorpresa uno dei nomi più importanti ora della Primavera allenata da Tufano. Il momento più importante è arrivato il 19 ottobre, quando Gabellini non è a disposizione e allora in campo dal primo minuto nel derby ci va lui. L'esordio da titolare contro la Juventus, mica male.

Contro la Juventus gli bastano 6 minuti per sbloccare il derby. Un gol da attaccante vero, movimento senza palla e sfera in fondo al sacco. Un movimento provato, studiato e frutto del lavoro extra che il ragazzo svolge. Insomma un gol che è un po' l'emblema del Raballo giocatore e persona. Un lavoratore, che ha saputo tenere i piedi per terra e lavorare duramente di giorno in giorno per raggiungere i suoi obiettivi. Ora deve continuare così, perché Vanoli è stato chiaro: la convocazione è un premio, chi poi smette di dare il massimo non vede più la Serie A.