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"Da Mhiajlovic a Mazzarri: qualcosa a Torino sta cambiando eccome. Almeno dal punto di vista della comunicazione. Se il tecnico serbo, nel suo anno e mezzo passato sulla panchina granata, aveva abituato a grandi proclami e dichiarazioni altisonanti, ora la musica sembra essere del tutto nuova. Il direttore d'orchestra è cambiato e, di conseguenza, è cambiato anche il profilo pubblico della squadra.
"Mihajlovic è stato senza dubbio un personaggio dal grande peso mediatico, capace di attrarre su di sè (nel bene e nel male) i riflettori dell'opinione pubblica. Tante promesse, tante belle parole. Forse qualcuna di troppo. Non si può certo dire che il tecnico serbo sia una persona che le manda a dire, ma forse la sua schiettezza e le troppe aspettative create gli si sono ritorte contro. Ma ora le cose sembrano essere destinate a cambiare drasticamente. Niente mercato, né polemiche, né tanto meno proclami: la nuova linea di Mazzarri è chiara; solo tanto lavoro e dedizione per creare un'identità di gioco e far tornare a battere i cuori dei tifosi.
"Un taglio netto rispetto al passato: "E’ fondamentale creare un’anima in un gruppo - ha dichiarato il mister toscano nella conferenza stampa di ieri pomeriggio (LEGGI QUI) - Nelle mie squadre si è sempre vista un’identità". Insomma, al Torino serve un'anima. La stessa anima che Mihajlovic per lungo tempo ha cercato, senza però riuscire a trovarla. Ci sono stati alcuni errori di valutazione, è innegabile, ma ora non resta che provare a ripartire dai propri limiti.
"Ecco allora sparire in un batter d'occhio i proclami "mihajloviciani". Da "Europa League in due anni", a "nessun proclama, dove arriveremo alla fine lo dirà la matematica" il passo è più breve di quanto ci si possa immaginare. Negli ultimi anni infatti, il Torino ha dimostrato di sentire il peso delle aspettative quando l'unica cosa che sarebbe davvero servita era il duro lavoro. "Qui c’è fame di calcio - ha continuato Mazzarri - La mia speranza è fare qualcosa di importante in una piazza che merita qualcosa di importante. Ma ci va tempo". Una scelta di stile ben precisa, che trova conferma nella volontà del tecnico di recarsi a Superga in incognito: "Doveva essere una cosa privata, perchè le cose che faccio le sento dentro. Sono andato anche in chiesa, ho letto molto, sono cose che tengo per me. Immaginate voi cosa io abbia provato. Non mi piace dirlo perchè se no sembra che io faccia una sviolinata".
"Il cambiamento è cominciato, ed è sotto gli occhi di tutti. Da un lato Mazzarri: una persona riservata, spesso anche derisa per i suoi modi (fin troppo) genuini e una vena mediatica tutt'altro che spiccata. Dall'altro Mihajlovic: un uomo schietto, un grande oratore con un carattere (forse) troppo forte ed estroverso. La parola contro il lavoro, l'immagine contro la sostanza: il Torino prova a tornare "proletariato". Ma questa volta tramite il duro lavoro e non solo con le parole.
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