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"C'era una volta il quarto d'ora granata. Adesso c'è qualcosa che gli assomiglia, almeno vagamente: il quarto d'ora è fisso, e va dal 15' al 30' del secondo tempo, un periodo in cui fioccano occasioni e reti, un periodo in cui i tifosi - di qualunque fede - si divertono di sicuro. Questo lasso di tempo, infatti, è sia quello in cui il Torino ha prodotto di più in termini realizzativi, sia quello in cui ha subito di più gli attacchi avversari: 8 le reti fatte e 7 quelle subite, per un totale di 15 reti su 40.
"37% dei gol, dunque arrivano in quel frangente. È evidente una certa tendenza, dunque, nei match giocati dai granata. Sicuramente, questo è il periodo di gioco in cui le squadre si allungano maggiormente creando spazi che facilitano le giocate: questo potrebbe mettere in difficoltà anche l'accurato sistema difensivo venturiano, che fa del ragionamento e del controllo dello spazio le sue armi principali. Venendo a mancare lo schermo del centrocampo, la retroguardia dei granata rischia di patire l'inferiorità numerica nei confronti degli avversari, soprattutto in situazioni di contropiede, in cui si verifica che anche gli esterni si siano spinti troppo in avanti.
"D'altra parte, però, accade che anche le squadre che il Torino di volta in volta si trova di fronte subiscano gli stessi problemi, permettendo ai granata di andare in rete con più facilità. Lasciare campo aperto a una squadra come quella granata può risultare letale, vista l'abilità fisica e tecnica di alcuni suoi elementi sono dotati in contropiede e a campo libero: considerando anche partite come quelle contro la Roma, in cui molte ripartenze sono state sprecate per cattive scelte dell'ultimo secondo, risulta evidente come questo fondamentale, se sfruttato a dovere, possa diventare letale per i granata, soprattutto, appunto, verso la metà del secondo tempo, tra il 15' e il 30'. Quando lo spettacolo non manca di certo.
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