La brutta sconfitta in Coppa Italia contro la Lazio, figlia di una pessima prestazione da parte della squadra, ha scatenato l'ira dei tifosi. Questi hanno quindi contestato - come accaduto già contro il Milan prima e durante la gara - l'operato del presidente Urbano Cairo. Invitandolo ad investire di più, a spendere i soldi necessari per rinforzare la squadra, approfittando della sessione dedicata al mercato di riparazione.
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Torino e Cairo: per la piazza la misura è colma
Dagli slogan, urlati a squarciagola e stampati sugli striscioni, emerge un messaggio chiaro e trasparente: servono segnali incoraggianti, serve una ventata d'aria fresca che porti nuovo entusiasmo. E se questo non fosse possibile, ecco l'invito a farsi da parte. ''Cairo vattene'', ''Cairo, il tempo è scaduto''. E poi il coro: ''Per restare in A, bisogna spendere''.
Questi, e non solo, sono i classici sintomi di un malessere generale e diffuso in tutta (o quasi) la piazza granata. I tifosi del Toro sono stanchi, sfiniti. Ne hanno passate tante e, certamente, ne passeranno ancora. Verranno tempi peggiori, d'altronde se la fortuna è cieca, con il Torino la sfiga ci vede benissimo. Verranno anche tempi migliori? Forse. Ad ogni modo, di questo passo, i tifosi dovranno attendere a lungo. Perché senza investimenti importanti - ed immediati - sarà sempre più difficile competere per le posizioni di vertice. Ecco, forse è proprio questo a sbriciolare l'animo ardente della piazza, la stessa che all'orizzonte vede le nuvole addensarsi l'una sull'altra.
Le plusvalenze del calciomercato, gli sponsor, gli stadi di proprietà: sono questi tre fattori a muovere il calcio moderno. A portare nuova linfa, a rendere una società davvero competitiva. Per fare affari a rialzo, occorre investire parecchio, su quanti più fronti possibili, così da dividere il rischio. Per attirare gli sponsor, serve maggior appeal: occorre giocare partite di cartello, in competizioni di massimo rilievo. Per fare uno stadio, per avviare un percorso di patrimonializzazione, è necessario investire nel Comune di riferimento.
La Juventus post-calciopoli - piaccia o non piaccia - lo ha capito e, aiutata in tal percorso - aiutata, sì; piaccia o non piaccia -, si è mossa di conseguenza. La Roma, sostenuta anche lei - piaccia o non piaccia, ma è così -, sta facendo lo stesso: investimenti, plusvalenze e stadio di proprietà. La strada da intraprendere è questa, è tracciata da tempo, non si scappa. Una via, un percorso fatto di tanti piccoli passi. Piccoli, ma tutti necessari. Inutile tentare di saltare qualche metro più avanti: il rischio è quello di inciampare, cadere e farsi male.
Il primo passo da fare, visto il momento, riguarda il calciomercato: servono volti nuovi, forze fresche che diano nuova linfa a questo Toro. Poi un passo per volta verrà il resto. Piccoli passi necessari, da effettuare uno alla volta, iniziando da subito. Perché la piazza è stanca, sfinita.
Perché la misura è colma...
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