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gazzanet
Scatto di Chiara Brunero
"Un feeling importante alla base di un inseguimento durato mesi, e concretizzatosi solamente nell'ultima giornata di mercato: Sinisa Mihajlovic è alla fine riuscito ad abbracciare il suo pupillo M'Baye Niang anche all'ombra della Mole, dopo aver instaurato un rapporto di particolare stima ed apprezzamento ai tempi del Milan. Proprio il francese ha monopolizzato l'attenzione nelle ore precedenti e successive alla firma con il Torino, e com'è normale che sia tutti gli sguardi sono rivolti a lui. Per quale motivo? Perchè Niang è quella scommessa che a questo punto il tecnico serbo non può proprio perdere, ma è assolutamente vincolato a vincere.
"Le qualità del giocatore sono fuori discussione: una pedina duttile in grado di ricoprire il ruolo di esterno - là dove verrà appunto impiegato in granata - ma all'occorrenza anche di prima punta, una rapidità da fare invidia alla maggior parte dei concorrenti, una dose di tecnica superiore al comune. Qualità che lo precedono, e che tuttavia sono sino a questo momento rimaste per gran parte rinchiuse nella sfera delle potenzialità. Nonostante gli sprazzi di talento dimostrati nel corso delle stagioni, il giocatore non ha ancora raggiunto la completa maturazione e, per così dire, non si è ancora definitivamente consacrato: vero è che l'età è ancora ampiamente dalla sua parte - è un classe '94 - ma la fama di elemento discontinuo sul terreno di gioco ed allo stesso tempo testa calda al di fuori di esso, pesa su di lui.
"Dopo gli esordi al Caen, sempre il Milan inframmezzato dai prestiti a Montpellier, Genoa e Watford: solamente al Grifone segnali di vera e propria continuità, unita alla maturazione. E proprio in questo consiste la grande sfida di Mihajlovic, che è a questo punto chiamato a ripetere di fatto il lavoro compiuto nella passata stagione con un altro pupillo arrivato in granata con la medesima nomea: quell'Adem Ljajic che è adesso leader e perno sul terreno di gioco di questo Torino. Ma in questo caso, la sfida si presenta ancora più complicata. Niang è infatti, senza ombra di dubbio, un giocatore che a livello di profilo mancava al Toro: una pedina pregiata, con un determinato tipo di mercato e di esperienza, dalle caratteristiche diverse rispetto a quelle di Iago Falque e Ljajic e che, proprio insieme ad essi, potenzialmente può davvero completare il reparto rendendo la trequarti granata un tripudio di qualità.
"Logico è dunque che sul giocatore verta una serie di aspettative. A questo, va aggiunto il discorso economico che in questo caso non può davvero essere ignorato: Mihajlovic l'ha voluto a tutti i costi, e Cairo ha deciso di accontentare il proprio tecnico investendo nel giocatore - tra questa stagione ed il riscatto obbligatorio fissato per la prossima - un minimo di 15 milioni bonus esclusi. Si tratta della cifra più alta investita dalla società granata per una singola pedina nei dodici anni di presidenza Cairo (ricorrenza che cade proprio quest'oggi): un investimento decisamente significativo, che supera per distacco anche quelli effettuati nelle passate sessioni estive per Belotti e Ljajic. La società ha dimostrato di avere fiducia nel tecnico ed ha soddisfatto la sua principale richiesta: adesso, per più motivazioni, sta proprio a Mihajlovic non deludere le aspettative sul proprio pupillo. Perchè Niang è quella scommessa che il serbo non può proprio perdere.
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