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Nel mese di giugno è tornato a riproporsi un tema di grande attualità in casa Torino: i prestiti con diritto di riscatto. La formula dà alcuni vantaggi a chi la esercita poiché ammortizza i costi, non essendo mai onerosa quanto l'acquisto del cartellino di un giocatore, e permette di avere una via preferenziale per l'acquisto definitivo entro una certa data e secondo condizioni precedentemente pattuite. Se il diritto non viene esercitato, il giocatore fa invece rientro alla base. Una situazione che il Torino conosce bene, visto che spesso e volentieri il club granata non ha esercitato il diritto di riscatto secondo una tendenza che si è confermata negli ultimi cinque anni.
Nelle stagioni 2017/2018 e 2018/2019, quando il Direttore sportivo del Torino era ancora Gianluca Petrachi, il Torino ha optato per il prestito con diritto di riscatto in cinque occasioni. Le prime due risalgono alla prima stagione, quando arrivarono in granata Nicolas Nkoulou dal Lione e Umar Sadiq dalla Roma. Tra i due venne riscattato solo Nkoulou dopo una stagione ad altissimi livelli per una cifra di 3,5 milioni di euro; Sadiq (nel suo caso era previsto un riscatto a 6 milioni e un controriscatto a favore dei giallorossi a 8) tornò alla base già a gennaio. Gli altri tre prestiti vennero concordati in vista del campionato 2018-2019 e portarono Koffi Djidji dal Nantes, Ola Aina dal Chelsea e Roberto Soriano dal Villareal a Torino. Djidji e Aina vennero riscattati rispettivamente per 3 e 10 milioni di euro, Soriano invece andò via a gennaio tra le polemiche scaturite post derby (per lui sarebbero serviti ben 14 milioni di euro). In generale erano tempi in cui i bilanci del Torino presentavano una situazione ben diversa da quella degli anni successivi (qui l'approfondimento in merito) e questo si è riverberato sulle scelte di mercato.
Con Bava come Direttore sportivo, nella stagione 2019-2020, la formula del prestito con riscatto venne invece usata solo in un caso, ovvero per portare a Torino l'esterno Diego Laxalt, il cui cartellino era del Milan. La scintilla non scoccò e alla fine le strade con il Torino si separarono già a gennaio. In questo caso il prestito era oneroso (500.000 euro erano subito finiti nelle casse rossonere), a cui eventualmente si sarebbero dovuti aggiungere gli 11.5 milioni di euro per il riscatto.
Il Covid ha mescolato le carte per tutti i club di Serie A e non solo, portando le società a voler comprensibilmente ammortizzare le perdite e i direttori a lavorare con meno possibilità economiche da dedicare al mercato. La situazione ha colpito tutti, Torino compreso con un aumento sensibile dei prestiti con diritto o obbligo condizionato e anche dei mancati riscatti. Una tendenza chiaramente visibile dall'estate 2020, quando in granata approdarono Nicola Murru dal Genoa, Amer Gojak dalla Dinamo Zagabria, e Federico Bonazzoli dalla Sampdoria con riscatti a 6, 4.5 e 8 milioni: nessuno dei tre alla fine rimase in granata. A gennaio fu la volta di Rolando Mandragora, il cui cartellino era della Juventus: il centrocampista rimarrà fino alla stagione 2021-2022, che porta con sé un'altra girandola di prestiti. Sono infatti arrivati Dennis Praet dal Leicester (riscatto a 15 milioni), Josip Brekalo dal Wolfsburg (riscatto a 12) e Marko Pjaca dalla Juventus (riscatto a 6): nessuno è stato tenuto a fine stagione. Anche Mandragora ha fatto ritorno alla base, visto che i granata non hanno voluto spendere i 14 milioni di euro per tenerlo. L'unico giocatore arrivato in prestito e rimasto al Torino è stato Pietro Pellegri: il club granata ha scelto di investire su di lui versando 5 milioni nelle casse del Monaco.
Ora si ripropone lo stesso interrogativo in vista della stagione 2022-2023. Sono sei i giocatori acquisiti in prestito in estate. Le situazioni vanno però diversificate. Nikola Vlasic e Aleksej Miranchuk restano nei piani del Toro, che vorrebbe acquisirli a titolo definitivo ma a cifre inferiori rispetto a quelle pattuite per i riscatti, ovvero rispettivamente 13 e 9,5 milioni. Diverso il discorso per Ronaldo Vieira, Valentino Lazaro e Andreaw Gravillon che sono ai saluti (i loro riscatti erano di 3, 6 e 3,5 milioni, con Gravillon per cui erano stati spesi 350.000 per l'onerosità del prestito). Infine una precisazione, non figurano in questa statistica Ivan Ilic e Nemanja Radonjic, acquisiti con l'obbligo di riscatto a condizioni talmente facilmente raggiungibili da essere di fatto due titoli definitivi mascherati da prestito.
Quindi dalla stagione 2017-2018 alla stagione 2022-2023 la tendenza granata a ricorrere sempre più spesso ai prestiti con diritto di riscatto o obbligo condizionato è in crescita. Complessivamente il Torino ha fatto ricorso a questa formula in 19 occasioni, con un impulso decisivo per le ultime due annate con Juric in panchina (5 prestiti con diritto per stagione). Per motivazioni diverse poi - tra chi non rientrava nel progetto e chi invece avrebbe potuto farne parte ma è stato considerato un investimento troppo dispendioso - i riscatti effettivi corrispondono appena al 21% del totale. Il trend anche in questo caso è discendente: nessun riscatto nel 2022-2023 (come detto per Miranchuk e Vlasic l'obiettivo è ottenere uno sconto rispetto a quanto pattuito e ricominciare quindi a trattare), 1 su 5 nel 201-2022, 0 nel 2019-2020 e nel 2020-2021. Con il passare degli anni infine, conseguentemente al maggior numero di prestiti, si è fatta sempre più il costo complessivo che sarebbe derivato dai riscatti: 47 milioni nel primo anno con Juric, 35 nel secondo.
Numero di prestiti con diritto (riscatto effettuato) - costo complessivo riscatti (ammontare speso per riscatti)
2 (1 riscatto) 2017-2018 - costi 9,5 milioni (3,5 milioni spesi)
3 (2 riscatti) 2018-2019 - costi 27 milioni (13 milioni spesi)
1 (0) 2019-2020 - costi 12 milioni (0 milioni)
3 (0) 2020-2021 - costo 0 milioni (18,5 milioni spesi)
5 (1 riscatto) 2021-2022 - costo 47 milioni (5 milioni spesi)
5 (0) 2022-2023 - costo 35 milioni (18 milioni spesi)
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