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Arrivati al giro di boa della stagione, si hanno sufficienti elementi per tracciare un bilancio di quanto fatto dal Torino targato Mihajlovic nei primi sei mesi di una gestione che ha cambiato tanto per non dire tutto, all'interno del club granata: dalla mentalità alla composizione della rosa per finire alla tattica. Proprio prendendo in considerazione quanti siano stati i tratti di discontinuità rispetto a ciò che c'era prima, il girone di andata concluso da Mihajlovic non si può considerare negativo. I 29 punti raccolti in 19 partite, in senso assoluto, costituiscono il miglior girone di andata dell'era Cairo - un bottino migliore anche di quello del miglior Toro di Ventura, quello che nel 2013-2014 concluse la stagione al settimo posto - e non sono incoerenti con quelle che erano le previsioni di inizio stagione. Si sono visti ottimi spunti: dalle goleade rifilate a Bologna e Cagliari alle vittorie contro Roma e Fiorentina, che hanno fatto balenare ai tifosi l'immagine di un Toro vero, per qualità e attaccamento al DNA gladiatorio e combattivo del club granata. E se si pensa che nessuno in campo ha mai dominato i granata, nemmeno la Juventus, si può dire che c'è di buono in quanto fatto.
Ma tenendo a mente l'obiettivo che il Toro tutto si è dato sin da luglio, la qualificazione all'Europa League, la classifica ci dice però che tutto questo non basta ancora. Sono sei i punti di distanza dal sesto posto, occupato dalla sorprendente Atalanta di Gasperini, tecnico che faceva storcere la bocca a molti quando veniva accostato al futuro del club granata post Ventura. La concorrenza delle squadre che concorrono globalmente per un posto nelle prime sei d'Italia è quanto mai di alto livello e la banda Mihajlovic ha mostrato lacune che fanno sì che si sia arrivati al giro di boa con il rischio concreto di perdere contatto con il treno europeo. In primis, il rendimento fuori casa: una squadra che fa solo 9 punti sui 29 disponibili lontano dalle mura amiche non è da corsa. La fase difensiva è poi evidentemente insufficiente per una squadra ambiziosa: con 27 reti subite i granata sono la 15° difesa del campionato. Evidentemente, così si può passare una stagione assolutamente serena togliendosi qualche bella soddisfazione isolata nell'arco di un campionato, ma non si può puntare a rimanere in alto.
Dunque la strada intrapresa si può definire quella giusta, ma per puntare all'Europa l'assetto della macchina granata va migliorato in alcune componenti se si vuole provare a restare competitivi sino a maggio. Cosa non semplice, visto che le squadre che stanno davanti sono tutte più attrezzate del Torino. Spetta ai giocatori guardarsi in faccia e risolvere alcuni problemi, al tecnico trovare gli accorgimenti giusti, alla società farsi trovare pronta in questa sessione di mercato: che offre la possibilità concreta di puntellare la rosa come e dove serve, qualora la volontà di lottare per l'Europa ci sia veramente. Missione non semplice ma nemmeno impossibile.
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