Pagellone

Torino, il pagellone di fine anno: Cairo 6, il minimo indispensabile dalla proprietà

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L'analisi della stagione, la diciottesima al timone del club granata: investimenti ridotti in estate, pesano gli errori degli ultimi anni
Silvio Luciani Caporedattore e social media manager 

Terminata la stagione, su Toro News torna l'appuntamento con i pagelloni di fine anno: a ogni giocatore assegneremo un voto che riassuma la stagione 2022/2023. Buona lettura.

Si poteva fare decisamente meglio, ma anche peggio. Il Torino che ha chiuso al decimo posto in classifica dopo una mezza rivoluzione in estate, ha mantenuto le aspettative nonostante un calciomercato estivo decisamente tribolato. E le valutazioni sull’operato del presidente Urbano Cairo non possono prescindere dalle dinamiche della sessione estiva, pesantemente condizionata dagli errori di gestione degli anni precedenti e dalla cessione di Bremer, perfetta per le cifre, non per le tempistiche.

Se la stagione non è iniziata con le migliori premesse è stato perché – nell’ottica dell’autosostentamento finanziario cui è chiamato il Torino – le difficoltà finanziarie non hanno permesso di riscattare alcuni giocatori importanti o di intervenire con investimenti sul mercato prima della cessione di Bremer. L’allenatore Juric è stato quindi costretto a lavorare in ritiro con una rosa assolutamente provvisoria. Conseguenza, questa, di problemi di budget imputabili non tanto a fattori esterni quanto a scelte sbagliate compiute negli anni precedenti dalla società. A pesare, in maniera consistente, i noti errori originati dalla gestione post-qualificazione europea del 2019, che non possono che essere addebitati al presidente Cairo. Anche per questo la sessione estiva è stata finanziata dalla prima ‘rata’ derivante dalla cessione di Bremer e poco altro. Ed è proprio questo l’elemento che, pur avendo pagato in termini numerici, ha paralizzato il mercato in entrata fino a metà agosto, non permettendo neanche i riscatti di giocatori come Mandragora e Praet (su cui ha comunque pesato l’eccessiva valutazione del Leicester). A conti fatti le cifre investite non hanno superato il minimo indispensabile e Juric si è dovuto cimentare in un secondo primo anno.

Comunque, è stato intrapreso un processo di rinnovamento della rosa (e conseguentemente una fase di ristrutturazione del bilancio) che ha fatto veleggiare il Torino a metà classifica, con qualche leggero acuto. Probabilmente era ciò che si aspettava il presidente, sicuramente – ora che la stabilità è stata ritrovata – servirà fare qualcosa in più. A tal proposito il patron granata ha dimostrato con i fatti di essere pronto ad assecondare per quanto possibile Ivan Juric, non solo lasciandogli autonomia decisione sul piano tecnico (cosa per la verità sempre accaduta anche con altri allenatori), ma investendo su sua indicazione per migliorare lo staff e le strutture e per rinforzare la rosa con un giocatore come Ilic, giocatore espressamente richiesto dal tecnico e costato più di 15 milioni. L’aver scelto Juric sostenendo le sue scelte fa sì che al presidente Cairo possa essere assegnata una sufficienza per l’operato dell’ultimo anno.

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