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Dopo la rocambolesca salvezza strappata in casa della Lazio aveva promesso che avrebbe lavorato per non soffrire più in quel modo e in un certo senso ci è riuscito. La stagione di Urbano Cairo, da questo punto di vista, non può che essere sufficiente. I due anni disastrosi che il Toro ha vissuto sembrano alle spalle, soprattutto grazie all'ingaggio di Ivan Juric, pallino del patron che lo aveva già cercato nell'estate del 2020. Non va sottovalutata neanche la fiducia accordata a Vagnati che nonostante fosse al centro delle critiche nella scorsa stagione è riuscito a costruire comunque una squadra competitiva.
IL MERCATO ESTIVO - L'inizio non è stato dei migliori ma la strigliata di Juric a Firenze ha avuto l'effetto sperato dal tecnico e il calciomercato estivo ha portato in granata i profili che mancavano. Contestabili le tempistiche e soprattutto le formule, che in prospettiva stanno pesando sul mercato del Toro: Brekalo ha già salutato, lo faranno anche Pobega e Pjaca e sono ancora da definire i destini di Praet, Mandragora e Pellegri. Ha pesato, e non poco, la situazione finanziaria del club, in condizioni non brillanti dopo un biennio di Covid e scelte sportive discutibili.
CAMBIO DI MARCIA - A livello sportivo, come detto, la direzione intrapresa sembra finalmente quella giusta e con l'andare delle settimane Cairo è stato bravo a sostenere le scelte interne del mister. Il cambio in corsa dello staff medico e il miglioramento delle strutture al Filadelfia dimostrano la voglia di permettere a Juric di lavorare al meglio delle proprie possibilità. In questo senso è andato anche il mercato di gennaio, fatto di investimenti intelligenti come Samuele Ricci e scommesse interessanti come Demba Seck. Tutto sommato, per quest'anno, il voto è sufficiente ma ora sta a Cairo indicare la strada da seguire per il futuro. Juric chiede di non accontentarsi dell'aurea mediocritas e di puntare ad un piazzamento europeo: si galleggerà ancora o si proverà il salto di qualità fallito nelle scorse stagioni? Nel frattempo è passato un altro anno in cui il Torino non ha fatto passi in avanti per quanto riguarda le strutture: il Robaldo continua ad essere poco più di un miraggio ed è inaccettabile vedere la seconda Primavera più scudettata d'Italia costretta a giocare a Biella. Serve una svolta anche in quest'ambito per far ripartire definitivamente il Toro.
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