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Torino, il preparatore Di Sarno: “Io, ragazzo del Filadelfia. E il primo incontro con Hart…”

Redazione Toro News

Le parole / L'allenatore dei portieri a Torino Channel: "Contentissimo di allenare Padelli"

Il preparatore dei portieri del Torino, Paolo Di Sarno, ha parlato in esclusiva ai microfoni di Torino Channel. Tanti i temi toccati, dal suo passato di prodotto del Settore Giovanile granata al presente di allenatore di alto livello. Ecco le sue parole.

"Il portiere non è un ruolo a parte, perchè il portiere deve conoscere e riconoscere tutte le situazioni che ci sono all'interno di questo gioco. Deve conoscere come si muove e come pensa un attaccante, come reagisce il proprio difensore. All'interno del lavoro quotidiano è un ruolo diverso, ma nel calcio moderno il portiere non è più un giocatore a parte. Tanto è vero che ormai la maggior parte degli allenamenti tattici coinvolgono anche i portieri"

Come fa a riconoscere i momenti dei portieri che allena? "La sensazione si ha già soltanto la domenica, al momento della partita: rivediamo sempre le partita al video per vedere come il portiere ha affrontato determinate situazioni, discutendone con lo stesso portiere. Facciamo delle riunioni dove analizziamo le partite e facciamo il quadro generale della prestazione". 

Di Sarno spiega poi quali sono le caratteristiche che deve avere un portiere di Serie A. "L'aspetto fisico è determinante. Per essere un portiere di grande livello, comunque, bisogna essere completi. Anche l'aspetto tecnico è fondamentale, anche se si può migliorare col tempo. Poi ogni portiere ha le sue caratteristiche. L'aspetto tecnico ha il 40% dell'importanza, le altre due il 30%".

"I ricordi del suo passato nelle giovanili? "Il più bello è il provino che da ragazzo feci al Filadelfia. Il ricordo è quello di un bambino che si allenava con gli uomini. Il Filadelfia, nei miei anni nel Settore Giovanile, era una casa: era il senso di appartenenza al Toro e la vicinanza costante alla Prima Squadra. Tutti gli anni passati nel Settore Giovanile sono stati all'interno di quello stadio. A livello di risultati, i ricordi sono tanti, perchè abbiamo avuto molti successi e molti giocatori sono diventati importanti. Il miglior ricordo comunque è stato l'aver vinto il titolo di miglior portiere al Torneo di Viareggio. Il ricordo più brutto? Il primo anno al Toro, dopo un mese mi sono infortunato. Ebbi paura di non riuscire ad essere all'altezza di una società così prestigiosa". Il personaggio che ha più influenzato la sua carriera? "Ricordo Vatta, il mio allenatore nella Primavera, l'allenatore per antonomasia del Settore Giovanile del Torino. Lui ha creduto nelle mie qualità, nonostante per i tempi i portieri alti non si "vedessero" molto. Lui ha sempre creduto in me, è stato importante per me. Aveva metodi di allenamento all'avanguardia. Collaborava già con un preparatore atletico, in questo fu precursore. E' stato uno dei primi a pensare che, come detto, un portiere così alto come me potesse giocare a calcio. Oggi la fisicità del portiere è determinante per le scelte su chi far giocare, una volta era l'opposto".

"Di Sarno è un prodotto del Settore Giovanile anche da allenatore, in quanto prima di arrivare in prima Squadra, era il preparatore della Primavera. Quali sono le differenze? "Nelle Giovanili bisogna lavorare di più sull'aspetto tecnico. Con la Prima Squadra invece ti trovi ad avere a che fare con professionisti già fatti e finiti, bisogna lavorare di più sul piano motivazionale. Comunque il lavoro sul campo è simile".

"Si passa poi a parlare dei portieri che oggi Di Sarno allena. Che tipo è Joe Hart? "Un professionista esemplare, uno che mette sempre entusiasmo. Non era facile passare dal Manchester City e da quei livelli di competizione ad una realtà altrettanto entusiasmente come il Torino, ma molto diversa. Si è calato nella parte in modo eccezionale. E' un portiere importante e un personaggio che ha fatto acquisire al Torino un prestigio diverso". Come ha reagito alla notizia dell'arrivo al Toro di un portiere di livello internazionale? "Anche Padelli era andato in Nazionale, quindi anche lui era un portiere internazionale, così come Gillet. Un po' di esperienza in questo senso ce l'avevo già. Certamente Joe ha un pedigree molto più importante. Nel momento in cui ho saputo che avrebbe potuto evitare ero molto felice ed entusiasta di poter dare qualcosa a lui e allo stesso tempo ricevere una grande esperienza lavorativa, in cui imparare molte cose. La prima cosa che ci siamo detti? La prima domanda mia era stata se lui parlassi italiano, la sua era se io parlassi inglese. Io parlo inglese, anche se in maniera non correttissima... Comunque il suo modo di essere allegro ha contagiato il nostro rapporto".

"Su Padelli, queste le parole di Di Sarno: "Molto serio, lavora con la passione del portiere vero. Sono felice di allenarlo. E' un ottimo portiere. Le esperienze che ha fatto lo aiuteranno molto in futuro". E Cucchietti? "Quest'anno ha avuto la fortuna di lavorare con due portieri così importanti. Sta crescendo molto grazie a questo. Avrà sicuramente la possibilità di diventare un professionista".