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Torino, le leggende granata in coro: “Dalle crisi si esce da uomini”

Esclusiva / Il pensiero unanime di Ferrante, Pecci, Cereser e Castellini: i tifosi sono fondamentali, ma anche la squadra dovrà fare la sua parte

Nicolò Muggianu

Insieme contano un totale di 901 presenze con la maglia del Torino. Sono Cereser, Castellini, Pecci e Ferrante: quattro leggende della storia granata, uomini ancor prima che giocatori che hanno contribuito a scrivere le pagine più importanti della storia ultracentenaria del Toro. A loro abbiamo chiesto un parere riguardo il momento di difficoltà della squadra di Moreno Longo.

PROBLEMI - A partire proprio dal cambio di guida tecnica, che trova l'appoggio di Ferrante: "Sicuramente Moreno è l'uomo giusto - dice l'ex attaccante granata -, anche perché è un ragazzo preparato e tutto d’un pezzo. Cairo secondo me ha fatto persino un po’ tardi questa mossa. Al Torino c’è bisogno di gente come lui e Asta". Il compito dell'ex mister della Primavera sarà quello di salvare il salvabile, anche se la stagione sembra ormai essere segnata. "Non sarà un campionato esaltante - dice Pecci -, per cui se qualcuno aveva dei sogni a inizio anno è meglio che li ridimensioni perché bisogna cominciare a guardarsi alle spalle". Poi sarà tempo di pensare al futuro, e secondo Castellini sarà fondamentale ricostruire partendo dall'aspetto umano: "Sarà importante scegliere prima gli uomini e poi i calciatori. Solo così si possono avere ancora dei giocatori da Toro in rosa: magari non eccelsi qualitativamente, ma caparbi e determinati dal 1' al 90'". 

IL PUBBLICO - L'ingrediente fondamentale fino alla fine della stagione però dovrà essere il supporto del pubblico. Aprire il Filadelfia è stato il primo passo verso il riavvicinamento tra le parti. Una chiamata alla quale i tifosi del Torino hanno risposto presente anche perché, come ricorda Ferrante, "i tifosi granata sono unici in Italia, sono il dodicesimo uomo in campo". Poi sarà la squadra a dover a sua volta rispondere sul campo: "I tifosi ci saranno sempre - prosegue Ferrante -, ma è la squadra che deve fare in modo di essere osannata dal primo all’ultimo minuto, anche in caso di sconfitta". Una lettura che trova d'accordo anche Castellini: "La vicinanza dei tifosi sarà importante, ma presupporrà anche un atteggiamento diverso da parte degli interpreti in campo". Insomma, da qui al 24 maggio ognuno dovrà fare la sua parte.

UOMINI - Su una cosa però tutte e quattro le leggende granata sono d'accordo: "I tifosi del Toro non chiedono cose trascendentali" dice Cereser. Anzi, "vogliono soltanto che i giocatori diano il massimo in campo". Della stessa idea anche Pecci: "Nessuno al Toro pretende di vincere contro le top del campionato, ma il minimo è dare sempre il massimo". Così come Castellini, che afferma: "Il tifoso del Toro si accontenta di poco: attaccamento, voglia di fare, uscire dal campo con la consapevolezza di aver dato tutto, poi si può anche perdere. Il tifoso del Toro ha un solo ideale: mai mollare". Come si esce dunque da questo periodo di difficoltà? Tutti insieme, mettendo l'aspetto umano prima di quello tecnico. "Da questi momenti se ne esce facendo bene il proprio mestiere - continua Pecci -, senza strafare o fare troppe sceneggiate. Senza dare calci alla gente o buttarsi per terra e simulare alla prima spintarella. Se ne esce da veri uomini: anche facendo fatica. Ma d'altronde è questo che la storia del Toro esige". Un'ultima cosa però, Cereser ci tiene a sottolinearla: "Il connubio squadra-tifosi è importante, ma devono essere i giocatori i primi a trascinare il pubblico. Sarebbe pura follia pensare che sia solo compito del pubblico dover trascinare la squadra fuori dalla crisi".

di Nicolò Muggianu

(hanno collaborato:Alberto Giulini, Andrea Calderoni, Gualtiero Lasala)