Il primo dato importante della serata di ieri, martedì 18 ottobre, è il risultato: un 4 a 0 rotondo per risollevare l'autostima del gruppo Toro dopo un periodo alquanto complesso culminato con la brutta prestazione nel derby della Mole. Battere il Cittadella di Edoardo Gorini e guadagnarsi il Milan in Coppa Italia era il minimo sindacale e i granata di Torino hanno svolto il loro compito. Ma nelle pieghe della partita, nonostante il risultato, si sono visti i segni delle difficoltà vissute dalla squadra. La manovra corale è stata poco fluida soprattutto fino all'avvio di ripresa, ovvero fino al raddoppio di Pietro Pellegri che ha spianato la strada. Al Torino inoltre è mancata quella sicurezza a livello difensivo che tanto aveva colpito fin dall'inizio dell'era Ivan Juric. I granata hanno concesso qualcosa di troppo al Cittadella, squadra che attualmente veleggia a metà classifica in Serie B; di questo periodo dodici mesi or sono Vanja Milinkovic-Savic era di gran lunga il portiere meno impegnato di Serie A e raramente era stato chiamato a così tanti interventi come quelli di ieri sera in Coppa.
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Torino, le scelte di Juric per la Coppa: ecco il perchè di un turnover moderato
"Per un attaccante il gol è tutto": le parole di Juric su Pellegri
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"Io non sottovaluto la Coppa": questo è il secondo dato molto significativo di ieri. Juric ha dato un segnale chiaro e apprezzabile: la Coppa Italia non può e non deve essere un intermezzo tra una sfida di campionato e l'altra; a maggior ragione non poteva esserlo dopo la cocente delusione contro la Juventus. Il tecnico ha spiegato la valenza che per lui ha la seconda competizione nazionale. "C'è chi la sottovaluta nei turni iniziali, ma quando vai avanti è bella e stimolante. Alla Coppa ci tengo, ora che giocheremo contro il Milan potrebbe diventare una bellissima giornata se si gioca bene e si passa il turno", ha detto Juric. Ci sarebbe da eccepire che il tecnico non ha ragionato allo stesso modo quando un anno fa contro la Sampdoria agli ottavi schierò una formazione a dir poco sperimentale rimediando una sconfitta, ma tant'è: di sicuro Juric ha ragione quando dice che la Coppa Italia può impreziosire un'annata. In ogni caso, il tecnico ha fatto notare giustamente che il turnover in realtà c'è stato: sei giocatori sono cambiati rispetto alla partita contro la Juventus, dai due braccetti ai due esterni terminando con Ricci e Pellegri. Sono partiti dalla panchina, questo sì, giocatori come Berisha, Ilkhan, Karamoh e Seck, che in molti si aspettavano titolari. Può essere un segnale del fatto che al momento questi effettivi per un motivo o per un altro non soddisfano appieno il tecnico.
Torino, Juric e una rosa composta da pochi ricambi
Insomma, non è stata una serata di sperimentazioni ma semplicemente una serata per migliorare e testare la condizione di un po' tutti i granata. Le risposte sopraggiunte da chi è sceso in campo non potranno essere dimenticate e lo stesso Juric nel postpartita le ha analizzate. Innanzitutto su Pellegri, autore del 2 a 0 e di alcune buone giocate, ha detto: "Io penso che se c’è una prima punta forte deve giocare. Oggi ha segnato e sono contento per lui, può essere un nuovo inizio, sappiamo che per un attaccante il gol è tutto". E poi anche una considerazione interessante sul terzetto difensivo composto da Peer Schuurs, Alessandro Buongiorno e David Zima: "Questi tre ragazzi hanno una mentalità fantastica nel voler crescere, devono migliorare in forza e velocità, ma spero possano essere il futuro del Toro" (LEGGI QUI). Tutto questo senza togliere nulla a Rodriguez e Djidji che secondo Juric "sono fantastici in tante cose" e di conseguenza scelte primarie per il Torino d'oggi. Il livellamento in seno alla rosa è più evidente rispetto agli scorsi anni e ciò rende potenzialmente titolari 16-18 giocatori, ma non di più: forse qualche ricambio di livello in più servirebbe. In ogni caso il Torino aveva bisogno di risposte e alcune sono arrivate puntuali in Coppa Italia. Saranno risposte che avranno tutte una loro importanza nel rush finale prima del Mondiale in Qatar.
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