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Torino-Monza, contestazione o sostegno alla squadra? Posizioni a confronto

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I pareri sulla contestazione del tifo granata in occasione della partita casalinga contro il Monza
Giacomo Stanchi
Giacomo Stanchi Redattore 

Il Torino sta affrontando uno dei periodi più bui della storia recente. Dopo le due salvezze arrivate in extremis con Moreno Longo e Davide Nicola, c'è stato il triennio di Ivan Juric, che ha stabilizzato la squadra a metà classifica, senza però riuscire a compiere quel salto di qualità al quale la tifoseria granata aspira da tempo. Il mercato estivo non è stato all'altezza delle aspettative e gli addii di Bellanova e Buongiorno si stanno facendo sentire. I granata, dopo un ottimo inizio di campionato, hanno perso sette delle ultime otto gare giocate. La contestazione verso la società, che ha radici ben più profonde dei recenti risultati sportivi, è un comune denominatore di buona parte della tifoseria granata. Domenica ci sarà Torino-Monza, una gara che potrebbe essere un crocevia per il campionato dei piemontesi: dopo la sosta arriva un avversario in grandissima difficoltà che naviga nei bassifondi della classifica. La Curva Maratona ha chiamato all'appello il tifo granata per "far comprendere a Cairo quanto sia detestato dal popolo granata" e resterà fuori dallo stadio per i primi 45 minuti per poi continuare la contestazione nel secondo tempo all'interno dell'impianto. Tantissimi sono i tifosi del Toro che sono d'accordo con questa protesta, altri avrebbero preferito altre modalità per non negare il sostegno ai ragazzi di Paolo Vanoli in questo momento di difficoltà. Toro News ha intervistato due giornalisti-tifosi per dare voce a queste due parti della tifoseria granata. Da una parte c'è Riccardo Bisti, giornalista in ambito tennistico e autore di "Il Toro di Amsterdam", e dall'altra Paolo Patrito, giornalista e appassionato tifoso granata.

La contestazione alla società è il frutto di scelte degli anni precedenti e della pessima gestione dello scorso mercato estivo. Il mancato ingresso allo stadio non va in opposizione al sostegno alla squadra in una gara così delicata? 

Bisti: "Penso che la contestazione abbia radici molto più lunghe e più importanti rispetto ad una singola partita. Quella contro il Monza è una partita importante, ma non è la partita della vita. Le ragioni, invece, che portano buona parte della tifoseria a contestare l'attuale dirigenza hanno delle radici molto antiche, che vanno da anni di insuccessi di questa squadra, anzi direi di questa società. Per quanto mi riguarda, i giocatori sono professionisti e sono abituati a vivere situazioni di questo tipo. Il concetto di contrasto tra contestazione e mancato sostegno alla squadra non regge. Le ragioni della protesta affondano in anni di gestione poco ambiziosa. Al Torino ci sono state tante situazioni in cui c'era la possibilità di fare un salto di qualità, volendolo fare, e non è mai stato fatto. Quando sono state fatte operazioni di mercato più ambiziose è emersa l'incompetenza di chi gestisce perché sono state fatte spese molto negative dal punto di vista economico. Penso a Verdi o Zaza, che sono alcune delle spade di Damocle, ma non le uniche, dei contestatori. Non parlerei di quello che è stato o non è stato fatto quest'anno. Quel filmato di Vagnati, poi diventato virale, in cui dice di voler fare una bella squadra e che non prende in giro nessuno e poi ha fatto un mercato inesistente... E' un elemento in più che porta la tifoseria ad essere arrabbiata".

Patrito: "Non credo vada in opposizione. La mia critica è un'altra. Non mi pare che aggiunga nulla alla contestazione, ma rischia di togliere. Sono assolutamente d'accordo con l'idea della contestazione in sé. Penso che siamo ad un punto di non ritorno: non è più il caso di essere contro o a favore. Si è creata una situazione ingestibile, quindi per forza bisogna uscirne. Dubito, però, che non presentarsi per i primi 45 minuti allo stadio sia decisivo ai fini di una eventuale cessione. Penso che sarebbe stata sufficiente una robusta contestazione all'interno dello stadio per esprimere lo stesso concetto. E' vero che la contestazione c'è da mesi: io ero assolutamente favorevole alla marcia, mi sembrava un'iniziativa ottima, così come quella organizzata prima di Torino-Atalanta. Per varie ragioni non si è potuta fare, idealmente l'avrei posticipata alla prossima gara di campionato. Io ho molto rispetto di questa scelta: ci tengo a dirlo. Tra i tifosi del Toro si è persa la capacità di rispettare opinioni con cui non si è d'accordo. Personalmente non sono favorevole: domenica da abbonato andrò allo stadio".

Nel mirino della tifoseria anche Vagnati. Quante colpe gli attribuisci?

Bisti: "E' molto difficile perché bisogna capire in quali condizioni lavora dal punto di vista della disponibilità economica e dell'autonomia. Io non so, essendo esterno, però mi dicono che nelle operazioni importanti l'ultima parola è sempre quella del presidente. Se non c'è autonomia, è difficile quantificare le sue responsabilità. Di certo, fino ad oggi non si ricordano colpi particolarmente intriganti da parte di Vagnati. Ritengo che lui abbia delle responsabilità, però non sono nemmeno sicuro che qualunque altro dirigente, in un contesto del genere, si sarebbe comportato diversamente. D'altra parte, citerei quello che ha fatto Sartori al Bologna. Sembrava esser vicinissimo al Torino, ma poi non firmò dopo aver annusato l'aria...".

Patrito: "E' molto difficile da dire: bisognerebbe conoscere i dietro le quinte. Vagnati si trova ad operare in un contesto decisamente difficile per le ragioni che sappiamo. Bisogna capire che tipo di autonomia lui abbia e io non lo so. L'errore macroscopico è aver venduto una realtà diversamente da quella che è. La famosa dichiarazione fuori dal Filadelfia, diventata quasi virale, in cui diceva di star facendo un'ottima squadra... Ci metto anche la sfortuna perché alcune cose, come quella di Zapata non sono prevedibili. Su Schuurs non la definirei totalmente una sfortuna. La squadra, messa a disposizione di Vanoli, ha delle lacune abbastanza evidenti e, oltretutto, mancano delle alternative a Zapata. Ha avvallato delle scelte, come la cessione di Bellanova last-minute, discutibili e poi non sono stati sostituiti al meglio quei calciatori".

Il Torino è partito molto bene in questo campionato: ha raggiunto la vetta della classifica e ottenuto vittorie prestigiose. Poi, complice anche l'infortunio di Zapata, il rendimento della squadra è calato vistosamente. Vanoli che responsabilità ha?

Bisti: "Credo che Vanoli abbia delle belle idee di calcio. Migliori, o perlomeno più estetiche di Juric, al quale è stato contestato un gioco eccessivamente attendista o comunque di distruzione. Vanoli sta provando a cambiare la filosofia, ma mancano degli elementi per farlo. L'infortunio di Zapata è una cosa di una gravità enorme per la tipologia di gioco che voleva portare. Ritengo che il problema sia la pochezza della rosa e rimango dell'idea che nelle prime cinque giornate il Torino abbia ottenuto un po' di più di quello che meritava e che, allo stesso tempo, in questa serie di sconfitte abbia raccolto meno. Quindi, alla fine della fiera, la posizione attuale rispecchia grosso modo la rosa attuale, forse uno o due punti in meno. Penso che la stagione sia destinata a svilupparsi nelle zone di centro classifica".

Patrito: "Mi sembra che Vanoli si metta lui stesso nel banco degli imputati. Se una cosa non funziona, è sempre difficile dire chi ha le colpe. Vanoli ha oggettivamente al massimo un 20% di responsabilità. Si è trovato a dover metter insieme una difesa reinventata all'ultimo e oggettivamente depotenziata. Stiamo vedendo qual è il livello di Buongiorno in una big come il Napoli. Sostituire quel giocatore non è facile, però quelli che sono stati presi non hanno le gambe. Sosa in Nazionale fa bene e da noi fa fatica. Ha del materiale umano che qualche problema gli ha dato. Qualche responsabilità sarà sua, ma nella mia classifica dei responsabili non lo metterei tra i primo posti".

Si parla molto di Red Bull. Saresti favorevole ad una cessione della società al colosso austriaco?

Bisti: "Si, inizialmente quando mi sono documentato sulle metodologie di Red Bull quando acquisisce delle società di calcio, penso al Lipsia o al Salisburgo, ho un po' storto il naso, tuttavia, dopo 19 anni (Cairo diventerà il presidente più longevo della storia del Torino e ha dimostrato di non avere le ambizioni di fare quello che i tifosi sognano), credo che un cambiamento sia quasi necessario per sfinimento dei tifosi. Ci sono alcuni paradigmi che non andrei a toccare: il patrimonio storico e il colore. Per quanto riguarda, invece, la denominazione e il simbolo sarei meno rigido perché comunque l'attuale Torino FC ha cambiato denominazione diverse volte in quasi 118 anni di storia e anche il simbolo è cambiato. Questa è una cosa che francamente non vedrei come un grosso problema. Mi scoccerebbe molto il nome RB Torino, ma essendo più tifoso che addetto ai lavori, se la squadra diventasse molto forte (tra le prime 5-6 e regolarmente in Europa) sarei in grado di  passare sopra anche a quello, fermo restando che la storia la portano avanti i tifosi. Se si farà, perché non ho idea se questa trattativa esiste né tantomeno se andrà in porto, sono convinto che l'ambiente farà il possibile per preservare la storia. Perché, come dice uno striscione: il Toro siamo noi". 

Patrito: "Si. Se alla porta del Toro ci sarebbero Red Bull, il fondo saudita, Ferrero e altre alternative di livello valuterei le situazioni. Ma, come dicevo prima, siamo arrivati ad un punto in cui lo scollamento tra la piazza e la società, già presente da anni, ha raggiunto un punto di non ritorno. La, pur ottima, campagna social è migliorata moltissimo, ma ogni post che parla di Toro ha un commento contro Cairo e la società. Enea Benedetto e Ciuccariello sono una categoria a parte e non vorrei mai che il Toro fosse ceduto a persone del genere. Con Red Bull sarebbe un altro discorso, posto che noi non sappiamo se ci sarà mai questo accordo e quali sarebbero i termini, ma sono anche disposto a barattare qualcosa in cambio di... Parliamo di identità, ma noi sappiamo che un brand è composto da tante cose e alcune cose le abbiamo barattate già in passato, come il nome Torino FC che a me non ha mai dato problemi. Ma l'identità è quella sul campo. Dal post Borsano in poi, è sbagliato dire che tutto è cominciato con Cairo, siamo scomparsi dal calcio che conta e questo già vuol dire aver preso un'identità. Sostanzialmente si, sono favorevole, ma bisogna sapere i termini della cosa. Penso che comunque si comporterebbe in modo diverso da altre squadre perché prende una squadra già nota e che ha già dei simboli e dei valori in comune. Dal punto di vista del marketing per loro non avrebbe tanto senso cambiare troppo. Ad oggi non si può dire di no a Red Bull perché l'alternativa sarebbe rimanere dove si è e questo è inaccettabile. Per quanto riguarda i colori sociali è un altro discorso: se mi dicessero di giocare con il verde non sarei d'accordo. Ma un proprietario nuovo, accolto da tutti a braccia aperte, non penso che toglierebbe il granata. Se si parla di logo o di Torino Red Bull o di mettere il logo Red Bull sono tutte cose che si possono fare". 

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