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Torino: non è più il momento di tacere

Redazione Toro News

Non si è mai visto annullare un gol, bello e solare come quello dell'ex-operaio marocchino Rachid, vanificato per un tocco che -citiamo il commento ascoltato su Sky dai telespettatori della partita- “non crea il...

"Non si è mai visto annullare un gol, bello e solare come quello dell'ex-operaio marocchino Rachid, vanificato per un tocco che -citiamo il commento ascoltato su Sky dai telespettatori della partita- “non crea il minimo danno, non è un gol da annullare assolutamente”, in alcuna competizione europea od internazionale. Martinez non cade, non protesta, si mette le mani nei capelli per il gol subito. Poi, il fischio, assurdo, incomprensibile, raggelante. Ma è stata solo la punta dell'iceberg: riavvolgiamo il nastro della partita.Probabilmente, il Brescia è partito ieri sera con un'idea precisa. Con uno stato di forma palesemente più basso rispetto agli avversari granata (vedansi le ultime rispettive partite), un “Olimpico” strapieno che dava loro spinta, ed una squadra diventata più che mai temibile dopo la vittoria di Modena, la paura era tanta, e la sensazione più netta era quella di un'inferiorità non semplice da colmare. Timore, molto timore.La paura, da sempre, si combatte con l'aggressività. E l'idea precisa dei giocatori del Brescia è stata quella di spezzare il predominio, ambientale specialmente, degli uomini di Colantuono, con il ricorso alla provocazione sistematica. Cose che accadono, nel calcio; uno di lunghe battaglie come Simone Loria, nel dopopartita, la chiudeva così, “in campo succedono queste cose, anche se non sono piacevoli”. Ma per accadere senza che se ne patiscano conseguenze è necessario che chi potrebbe impedirlo non lo faccia.E non l'ha fatto, Antonio Damato. La quantità di falli commessi dalle Rondinelle nel primo tempo è stata impressionante, e a fronte di tanti calci il direttore di gara ha estratto appena due timidi cartellini gialli, ai danni di Mareco e Budel. Mareco e Budel, già: il primo autore, dopo appena due minuti, di una gomitata violenta a Rolando Bianchi che gli ha spaccato un labbro; il secondo di un intervento da tergo su Génévier da rosso diretto e di almeno altri due falli da giallo. Non-decisioni che condizionano il prosieguo della gara.Bianchi viene circondato dai calciatori del Brescia per non essersi fermato con un avversario a terra, decisione che -per mandato stesso dell'AIA- spetta solo all'arbitro; un capannello intorno a lui, spinte, insulti, l'arbitro che ritiene di non interferire, il capitano del Torino che si allontana cercando di disinteressarsi platealmente del tentativo di provocarlo. E siccome il capitano, diffidato, è troppo intelligente per rischiare di cadere, allora l'ex-allenatore di scarsissimo successo Luigi Maifredi (oggi “consulente esterno” per il club lombardo) annuncia che la sua società cercherà di farlo squalificare perché, dopo aver ricevuto un colpo in pieno volto che Damato ha ignorato, avrebbe perfino bestemmiato. La sicurezza con cui il profeta del calcio-champagne profetizzava l'eliminazione dell'attaccante dalla sfida di ritorno era più tracotanza che fermezza.E ai microfoni dei giornalisti, a ribattere alle parole incredibili di alcuni avversari (oltre a Maifredi registriamo Possanzini che si lamenta dell'arbitraggio nel primo tempo, e davvero lascia esterrefatti), si contrappone il low-profile dei calciatori granata e soprattutto l'assenza totale della società di Cairo. Il presidente poteva forse cogliere l'occasione per rompere il silenzio: se non nell'occasione in cui si vede scippare il futuro, ossia la Serie A, quando? E se non il numero uno, per lo meno il direttore sportivo avrebbe dovuto, a nostro avviso, fare capolino in area stampa e far sentire la voce del Toro. Perché, dopo tanto danneggiamento subìto in campo, sentire parole che non conoscono il pudore è sentirsi insultati.