Sarà una gara particolare quella di domenica tra Torino e Parma. Si affronteranno infatti due squadre che, da agosto ad oggi, hanno vissuto un percorso simile da molti punti di vista. Perché al Tardini si troveranno di fronte due delusioni di questo campionato, due società che hanno speso molto sul mercato ma non sono riuscite ad accontentare in toto i propri allenatori.
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Parma-Torino, è sfida tra rivoluzioni mancate: tante spese ma mercati incompiuti
LE RIVOLUZIONI - Granata e ducali hanno scelto di intraprendere una rivoluzione che è partita addirittura dai quadri societari. In casa Toro Vagnati ha preso il posto di Bava, al Parma oltre alla proprietà è cambiata anche la direzione sportiva, affidata ad agosto a Marcello Carli. E il vento del cambiamento ha investito anche le panchine dei due club, che hanno deciso di cambiare completamente stile e filosofia di gioco affidandosi rispettivamente a Marco Giampaolo e Fabio Liverani. Due rivoluzioni tecniche, che richiedono investimenti ma soprattutto tempo, arrivate nella sessione di mercato meno indicata a simili stravolgimenti.
GLI INVESTIMENTI - Ma i due club, nonostante siano stati tra quelli con le maggiori spese sul mercato di gennaio, hanno vissuto un avvio di stagione profondamente deludente. I crociati sono stati la terza squadra di Serie A per investimenti (80 milioni di euro tra riscatti e nuovi acquisti) ma hanno conquistato appena 12 punti in 14 partite. Discorso simile per il Toro, ottavo nella classifica delle spese in estate con 40 milioni (oltre 20 per riscattare Verdi) ed ultimo in classifica con 8 punti e la peggior difesa del campionato.
MERCATO INCOMPLETO - Ma Toro e Parma non sono riuscite a portare a termine la rivoluzione intrapresa in estate, perché alle spese effettuate non corrispondono mercati completi. Sia Giampaolo che Liverani, due allenatori molto simili sul piano di gioco ed accomunati dal 4-3-1-2, non hanno ricevuto pedine importanti. Le lacune dei granata sono ormai note, ma anche Liverani ha dovuto fare i conti con l'assenza di un trequartista vero e proprio e con esterni d'attacco adattati a fare le seconde punte. Risultato? Entrambi i tecnici hanno spesso cambiato modulo (frequente il ricorso al 3-5-2) ed i risultati sul campo sono stati deludenti. E se due allenatori "integralisti" hanno dovuto cambiare così tanto, è perché le società non sono state in grado di portare a termine le rivoluzioni intraprese. Con la possibilità di correre ai ripari a gennaio...
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