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Torino, per vincere bisogna tirare. La sconfitta è la giusta punizione

Federico Bosio

Analisi a mente fredda / La partita è stata equilibrata, ma non è possibile rinunciare al gioco: in casa bisogna dominare gli avversari

"Il Torino era chiamato ad una riscossa dopo la figuraccia rimediata nel derby, i granata dovevano dare un segnale forte per far capire che quello non era il vero Toro. Purtroppo, le aspettative sono state profondamente deluse e dal match contro l’Udinese è arrivato un secondo ko consecutivo che brucia forse ancora più del primo, proprio per via dell’atteso moto d’orgoglio che invece non c’è stato. Neanche quello di ieri sera è il vero Torino, questo è ovvio agli occhi di chi segue la squadra di Ventura e ne ha ammirato la crescita costante nel corso delle stagioni e le partite dominate attraverso i dettami tattici del tecnico genovese, anche all’inizio di questo stesso campionato: l’involuzione tattica subito da Glik e compagni negli ultimi mesi è però veramente preoccupante e, nel complesso, la sconfitta di ieri è assolutamente meritata.

"Non si tratta di un ko meritato per “manifesta superiorità” degli avversari: questa non c’è poi stata e in definitiva la partita ha viaggiato sull’onda di un (brutto) equilibrio; è invece meritata per l’atteggiamento con il quale Vives e compagni sono scesi in campo. L’unico dato che rompe il sostanziale equilibrio è quello relativo ai tiri, complessivi ed in porta, e proprio questo dovrebbe far profondamente riflettere i ragazzi di Ventura: non tanto il fatto che tra le mura amiche, contro una squadra di medio-bassa classifica ed in superiorità numerica per quasi tutto il secondo tempo siano stati concesse parecchie occasioni agli avversari, quanto il fatto che nelle stesse condizioni elencate il Torino abbia tirato una sola volta nello specchio difeso da Karnezis. Qualcosa che non dovrebbe essere neanche immaginabile.

"Al netto di eventuali tattiche difensiviste o partite preparate con l’obiettivo di aspettare gli avversari e ripartire, la prerogativa del Torino dovrebbe essere quella di puntare sempre ai tre punti all’Olimpico, contro qualsiasi avversario. Il campo granata dovrebbe essere un vero e proprio fortino (e per alcuni periodi lo è stato) e risultare terreno di conquista ostico per gli avversari, più “semplice” per la squadra di Ventura: è chiaro infatti come giocare fuori casa sia sempre più complicato che tra le mura amiche, ma con una tifoserie come quella granata e con le potenzialità presenti nell’organico del Torino, questa regola non scritta dev’essere rispettata. Ciò che più ha deluso i tifosi del match disputato contro i friulani è stato infatti l’atteggiamento della squadra: non è possibile scendere in campo senza idee o, ancora peggio, senza voglia. Davanti al proprio pubblico la prerogativa deve essere la voglia di arrivare prima dell’avversario su ogni pallone, l’intenzione di lottare fino all’ultimo minuto con intensità e determinazione, la cosiddetta cattiveria agonistica; non è possibile di fatto non giocare, e le colpe di questi atteggiamenti non sono di certo da attribuire al tecnico. Ieri sera, come nel Derby di Coppa, tutti questi elementi sono mancati: è proprio questo a rendere purtroppo la sconfitta meritata, l’atteggiamento mostrato dalla maggior parte dei giocatori del Torino. Un atteggiamento che fino a poche partite fa era totalmente differente.