Toro News
I migliori video scelti dal nostro canale

Focus

Torino, le tre parole più dette da Vanoli: appartenenza, gavetta e passione

Paolo Vanoli
Il senso di appartenenza ai colori, la gavetta sperimentata durante tutta la carriera e la passione veicolo di ogni azione nel calcio
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Tre parole più di ogni altre sono state ripetute da Paolo Vanoli nel corso della sua presentazione alla stampa presso il PalaDolomiti di Pinzolo. Le tre parole sono state appartenenza, gavetta e passione. Le abbiamo voluto mettere in rigoroso ordine alfabetico; difficile infatti metterle in ordine di importanza per il tecnico varesino. Ha voluto ribadirle tante volte, inserendole in diverse risposte date ai giornalisti presenti in sala.

Torino, le tre parole più dette da Vanoli: appartenenza, gavetta e passione- immagine 2

"Quando entro in un club, cerco di capire cosa rappresenta"

—  

Il senso di appartenenza è quello che Vanoli cerca di trasmettere a qualsiasi suo giocatore quando decide di sposare un progetto. L'ha detto a chiare lettere."Quando conosco un giocatore, per prima cosa gli chiedo se conosce la storia del Torino, perchè ha valori unici che non si possono non conoscere. Così, quando vanno in campo, sanno che questi valori li devono rappresentare" ha evidenziato il nuovo tecnico granata. Un concetto centrale, tanto che lui stesso si è recato sul colle di Superga subito dopo la firma sul contratto che lo lega al Torino per le prossime due stagioni. "Quando entro in un club, quello che faccio è capire cosa rappresenta questo club. Quando cerco di dare un’identità alla squadra, provo ad avvicinarmi a dei valori. Il Torino mi piace perché rispecchia anche i miei valori" ha aggiunto Vanoli. Appartenenza è quella che ricerca ed è quella che trasmette. Non si può quindi prescindere dall'appartenenza quando si parla di calcio e di vita con l'ex tecnico del Venezia.

Torino, le tre parole più dette da Vanoli: appartenenza, gavetta e passione- immagine 3

"Sono tanto orgoglioso del percorso che ho fatto"

—  

Secondo concetto imprescindibile è gavetta. Ne ha parlato a proposito del suo collega Daniele Zoratto, con il quale si è formato da allenatore ai tempi delle Nazionali azzurre giovanili. Il suo discorso sulla gavetta è stato ad ampio raggio e gli ha permesso di tracciare il ritratto di chi è mister Vanoli oggi. "Sono tanto orgoglioso del percorso che ho fatto - ha raccontato -. Sono arrivato qui a 52 anni e penso che la possibilità che ho oggi me la sono meritata. Nel mio percorso ho fatto di tutto, ho visto, stando in secondo piano, come è composta una società. E l'esperienza avuta all'estero mi ha regalato un ultimo step, per farmi capire cos'è un manager. Io penso dunque che ad oggi devo gestire, insieme al direttore, l'azienda del presidente, portando risultati. Nella mia area devo unire e condividere per arrivare a un obiettivo. La gavetta, dunque, mi ha aiutato tanto, e quando scelgo un collaboratore, so benissimo cosa serve e posso insegnargli quale errore non fare". La gavetta ha quindi permesso a Vanoli di diventare un allenatore in grado di spendersi per la causa della società, il che non può che fare al caso del presidente granata Urbano Cairo. In altre parole, il percorso formativo di Vanoli è stato talmente profondo da permettergli di visionare il calcio da una miriade di prospettive e questo non potrà che aiutarlo nel suo esordio a 52 anni in Seria A.

Torino, le tre parole più dette da Vanoli: appartenenza, gavetta e passione- immagine 4

"La passione mi porta ad andare oltre"

—  

L'ultima parola chiave è passione. Quando parla di calcio gli occhi di Vanoli si illuminano. Si può notare uno sguardo fanciullesco. Addirittura ha confessato che prova un po' di vergogna quando in campo urla e si sbraita per una giocata andata male, per una giocata che non va nella direzione della sua idea di calcio. Nello stesso tempo Vanoli sta dimostrando sul campo che è una persona in grado di andare letteralmente in brodo di giuggiole di fronte a un'azione ben congeniata. Ancora oggi, dopo una vita nel calcio, ha il fuoco dentro ed è la passione ad animarlo. "Il calcio per me è una grossa passione. A volte mi vergogno un po’ del mio atteggiamento in campo, perché la passione mi porta ad andare oltre, ma voglio che il mio giocatore sia un appassionato. Voglio che il mio giocatore capisca il perché di quello che chiedo. Mi piacciono le responsabilità forti e le sfide" ha confessato il tecnico granata. In altre parole, non c'è calcio senza passione e non c'è passione senza calcio: da qualunque parte la si guardi, passione è un termine cruciale nell'esistenza di Vanoli.

tutte le notizie di