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"È stata una prima parte di stagione al limite dell'indecifrabile, quella del Torino: da agosto alla pausa natalizia, i granata hanno alternato momenti di forma eccezionale con netti cali di tensione, che hanno visto Giampiero Ventura, nel bene e nel male, assoluto protagonista, com'è normale attendersi da un tecnico che è ormai giunto al suo quinto anno in panchina.
"L'INFERMERIA - Il tecnico genovese ha dovuto fare da subito i conti con una sequela di infortuni difficile da gestire. Anzitutto, Maksimovic e Avelar hanno salutato il gruppo da settembre e, se il brasiliano è rientrato in campo solo nell'ultima settimana di dicembre, il serbo attende ancora il reintegro definitivo. Due tegole notevoli, che hanno colpito giocatori che, in estate, erano proiettati a essere colonne portati della squadra. La sfortuna si è accanita anche a centrocampo: con Farnerud ancora fuori, Gazzi è mancato per lungo tempo, così come Obi (che non gioca da fine settembre) e un alterno Benassi. Vives, Baselli e Acquah hanno portato per lunghi tratti il peso del centrocampo. Paradossalmente, il reparto che reso meno, l'attacco, è stato quello che ha avuto maggior possibilità di esprimere tutto il potenziale durante tutta la stagione, finora.
"OCCASIONI MANCATE - La situazione infortuni spiega, però, solo in parte la situazione attuale di classifica del Torino, al netto della partita che manca contro il Sassuolo. I granata, che si erano candidati (o meglio, erano stati candidati) a ruolo di rivelazione del campionato, troppo spesso hanno mancato l'appuntamento con la svolta, con la partita che potesse mettere in chiaro le reali ambizioni della squadra: partendo dal Chievo e dal Carpi fino ad arrivare al match con la Roma, che il Toro ha controllato dall'inizio alla fine ma che poi ha dovuto riprendere per il rotto della cuffia. Anche l'atteggiamento iniziale della squadra, su cui Ventura ha evidentemente un'importanza cruciale, spesso non ha convinto: troppe volte il Torino si è trovato a inseguire - spesso, bisogna dire, riuscendoci. La posizione attuale in graduatoria è sì migliore di quella dell'anno scorso, quando però sui granata pesava il girone di Europa League e una rosa di qualità probabilmente inferiore.
"IN CAMPO - Quel che è mancato al Torino venturiano, talvolta, è stata la capacità di sorprendere tatticamente l'avversario. Spesso, davanti ad un pressing organizzato che controllasse le linee di passaggio tra difensori e mediano e quelle tra mezzali ed esterni, i granata sono andati in difficoltà nell'elaborare soluzioni alternative. Le responsabilità di un allenatore cadono qui piuttosto che nei gol presi all'ultimo minuto, come accaduto con Genoa e Juventus: in campo ci vanno sempre e comunque i giocatori. Da contraltare a questa rigidità tattica c'è l'identità ormai consolidata di un gruppo che ha idea di cosa fare una volta sceso in campo, ed è riconosciuto e riconoscibile a livello nazionale.
"Insomma, un Torino che ha trascorso questa prima parte di campionato sul filo tra una stagione ottima e la sensazione di un'occasione mancata, pur essendo avanti in classifica e punti rispetto alla scorsa annata: Ventura è riuscito nuovamente a mettere insieme un gruppo compatto e con dei notevoli margini di miglioramento. I difetti ci sono ancora, eccome; tuttavia, le ultime partite non ingannino. La possibilità di risalire c'è tutta, le occasioni non mancheranno.
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