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Toro, altro che Europa!

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L'editoriale di Gino Strippoli / A Verona un'altra sconfitta imperdonabile contro i penultimi in classifica
Gino Strippoli
Gino Strippoli Condirettore editoriale 

C'è poco da fare: questo Toro ha perso da tempo le sue corna appuntite. Non incide, gioca con la paura addosso, non sa manovrare e soprattutto non sa approcciarsi alla partita. Un primo tempo come cadeaux generoso dei granata agli scaligeri, due gol evitabilissimi 'grazie' ad una retroguardia inguardabile, zero tiri in porta nei primi 45 minuti contro una compagine che nel suo score ha ben 50 reti subite e che, dopo il Benevento, è la squadra ad aver subito più sconfitte in campionato; ben 17. Non può bastare la reazione del secondo tempo per pensare all'Europa e questa non è di certo la squadra più forte degli ultimi 10 anni, come la società aveva dichiarato tempo fa.

Questa è la seconda sconfitta meritata consecutiva dell'era Mazzarri, non c'erano scusanti nell'aver perso il derby senza battagliare e appare ancora più ingiustificabile la prestazione complessiva contro la squadra di Pecchia, proprio per la caratura tecnica dei gialloblù che è compagine che lotta per non retrocedere. Già, un Verona che ha lottato sin dal primo minuto con grinta e fisicità mettendo sotto i granata, vincendo tutti i duelli a centrocampo, proprio come contro la Juventus. I centrocampisti scaligeri son sempre arrivati primi sulle palle vaganti e i tre Acquah, Rincon e Obi non sono mai riusciti ad arginare le manovre avversarie. Se è vero che nel secondo tempo il Toro è sembrato risvegliarsi arrivando anche al pareggio con Niang, senza dubbio il migliore dei suoi, e altrettanto vero che i granata tornano a Torino con zero punti perchè ancora una volta poco incisivi e imprecisi in attacco. Belotti, a parte il là dato al contropiede che ha portato poi Niang a timbrare il suo quarto gol in campionato, ha perso nuovamente un pallone controllabilissimo in area (quasi una fotocopia del derby) e ha poi sprecato un'ottima occasione, sbagliando la mira e tirando alle stelle.

Cosa succede a questo ragazzo che fino a qualche mese fa era da tutti additato come uno dei centravanti più forti d'Europa? Uno che scende e uno che sale, ovvero Niang. Il franco-senegalese si è mosso bene, e partita dopo partita va migliorando la sua tenuta nell'arco dei 90 minuti. Bravo lo stesso Berenguer che nei minuti giocati si è reso pericoloso con i suoi cross e anche con una zuccata. Poi nel Toro di ieri c'è stato il nulla. Male tutti. Il venezuelano Rincon non sta dimostrando di valere i 9 milioni di euro pagati alla Juventus. Doveva fare la differenza a centrocampo ed invece le sue prestazioni sono incolore come da giocatore qualsiasi. Da lui ci si aspettava molto di più. Acquah, a parte la sua consueta grinta e impegno, mostra sempre i suoi evidenti limiti nel dare una vivacità all'azione mentre Obi vivace lo è stato ma meno di altre volte e ha perso molti contrasti.

Lo spagnolo Falque ha cercato di mettere la sua fantasia al servizio della squadra e lo ha fatto servendo l'assist (il suo 6° vincente in questo campionato) per il momentaneo pareggio granata.  Il problema di questo Toro, ed è nuovo, è che per la prima volta è naufragata la difesa con i due centrali N'Koulou e Burdisso: il primo ha sulla coscienza il primo gol scaligero (anche se ha poi salvato due volte la porta di Sirigu) mentre il secondo ha perso i duelli in velocità di Kean (l'età si fa sentire nonostante l'impegno). C'è da sottolineare che i due non sono stati di certo aiutati dai compagni di linea Ansaldi e De Silvestri, quest'ultimo apparso lento, impacciato e poco reattivo: Valoti segna e lui lo guarda! Più che l'Europa questo Toro deve iniziare a guardare e pensare al futuro, con un altra stagione buttata al vento. Un Toro che paga le scelte di mercato estive, le partenze di Zappacosta e Benassi per nulla sostituiti degnamente, e un organico non competitivo per il 6° o il 7° posto; come si sta dimostrando e dicono i risultati . D'altronde la Sampdoria scappa via a 8 punti e la Fiorentina dietro inizia a pungere i granata a 35 punti. E dire che erano 31 anni che il Verona non vinceva contro il Torino in casa, e dire che il Verona arrivava da tre sconfitte consecutive quindi in piena crisi, e dire che Valoti non aveva ancora segnato una doppietta.

Un Toro che non ha cuore non può chiamarsi Toro!