- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
toro
Tackle / La rubrica di Jacopo Di Miceli
"Per la prima volta da quando si è formato, il trio Cairo-Petrachi-Ventura ha di fatto fallito nella costruzione della squadra. Sarebbe tuttavia difficile quantificare dall'esterno le responsabilità di ciascuno, non fosse altro perché non sappiamo fino a che punto le scelte di mercato siano state condivise. La nostra riflessione partirà perciò da un'analisi tecnico-tattica della formazione granata, e dalle conclusioni che trarremo potremo ripartire con più precisione gli errori commessi in estate.
"Il modulo su cui Ventura ha lavorato fin dai primi giorni del ritiro è lo stesso della scorsa stagione, il 3-5-2, ma il modo di interpretarlo è radicalmente cambiato. Vediamo come.Il 3-5-2 del Torino 2013-14 era piuttosto atipico se confrontato con quello delle altre squadre che lo praticavano e lo praticano ancora oggi, in particolare nell'atteggiamento offensivo. In fase di non possesso palla, Cerci affiancava Immobile come una classica seconda punta, ma nel momento in cui l'azione ripartiva era pronto ad allargarsi sulla fascia destra per crossare dal fondo o rientrare sul sinistro e tirare in porta. La doppia soluzione garantiva imprevedibilità ed efficacia.
"Cerci supera in velocità la difesa livornese e crossa trovando Immobile al centro.
"Qui, invece, nel secondo gol contro il Sassuolo (minuto 2:39), Cerci si accentra e scaglia una mina imparabile.
"Questi movimenti permettevano di ampliare le maglie difensive degli avversari, attirati dalla pericolosità di Cerci, e di creare gli spazi per gli inserimenti dei centrocampisti e dell'esterno di fascia destra. Anche la mediana granata era insolita e divergeva dallo schema incursore-regista-incontrista che dovrebbe essere la base di qualsiasi centrocampo a tre o a cinque. Ventura era riuscito a riciclare Vives, fino all'anno prima nemmeno titolare, nel ruolo di costruttore del gioco. A ben guardare, però, Vives era molto più essenziale come barometro tattico che come regista: i suoi due colleghi di reparto, infatti, Kurtic ed El Khaddouri, avevano soprattutto il compito di supportare l'azione offensiva. Il primo sfruttava gli spazi aperti da Cerci in mezzo e il secondo si allargava sulla fascia sinistra o duettava sulla trequarti con Immobile. In questo modo, Vives era l'uomo-radar del gioco granata: come schermo davanti alla difesa, doveva stroncare sul nascere le possibili ripartenze avversarie.La difesa, poi, non era mai scoperta. I tre centrali erano quasi sempre bloccati dietro, tranne quando Bovo e Moretti avanzavano oltre la linea di centrocampo per ricevere un passaggio in impostazione. Inoltre, sugli esterni il solo Darmian tentava le sovrapposizioni, dato che Maksimovic, per caratteristiche, è molto meno portato al gioco d'attacco. Questa disposizione è rivelatrice della solidità difensiva della squadra granata e spiega anche perché Ventura poteva fare a meno di un rubapalloni vero e proprio a fianco di Vives.A tutto questo si aggiungano la prudenza nei passaggi, rimasta una costante anche quest'anno, la compattezza tra le linee e le ottime capacità nel recuperare il pallone, una dote che si è dimostrata imprescindibile per il contropiede, la vera arma letale della passata stagione.
"(minuto 0:37) Dopo aver riconquistato la sfera nella propria metà campo, in due passaggi il Toro, grazie alla velocità di Cerci e Immobile, arriva fino alla porta del Milan.
"Le caratteristiche di Immobile, inoltre, garantivano profondità alla squadra anche nel caso in cui il contropiede non fosse possibile.
"(minuto 2:10) Lanciato dalla trequarti, Immobile passa alle spalle della retroguardia del Verona e segna.
"Pur con un centrocampo di qualità non eccelsa, il Toro 2013-14 aveva così numerose variabili offensive, in primis garantite dal talento di Cerci e Immobile, e un'estrema solidità difensiva.
"Sopperire all'assenza dei due trascinatori era la sfida più ardua per Cairo, Petrachi e Ventura. La storia del calciomercato, ad ogni modo, ha spesso insegnato che, pur sacrificando i propri pezzi pregiati, se le cessioni sono molto remunerative si può persino migliorare l'ossatura della squadra, calibrando gli investimenti su obiettivi mirati. La campagna acquisti del Southampton, per fare l'esempio più recente, è lì a provarcelo: partiti Lallana, Shaw, Lambert, Chambers e Lovren, gli inglesi hanno comprato Pellè, Tadic, Long, Forster, Bertrand, Alderweireld e Manè. Le casse societarie registrano un attivo di 46 milioni di euro, ma la squadra è seconda in classifica dopo l'ottavo posto della scorsa stagione. Per mettere in piedi un'operazione di tale portata bisogna però essere mentalmente preparati anche a stravolgere l'impianto tattico della squadra. Nessuno è insostituibile è un dogma pienamente condivisibile, ma dev'essere pure accompagnato dalla consapevolezza che allo stesso tempo, paradossalmente, certi giocatori non possono essere sostituiti. Sarebbe infatti stato inutile cercare dei cloni di Cerci e di Immobile sul mercato, e questo Ventura l'ha sempre sostenuto.Per tali ragioni, l'allenatore genovese ha impostato il 3-5-2 su presupposti diversi, più tradizionali se vogliamo, ma purtroppo inevitabilmente anche più prevedibili. La ricostruzione degli schemi offensivi avrebbe dovuto essere così realizzata:La coppia offensiva sarebbe stata composta da una seconda punta con il senso del gol (Quagliarella) e da una punta centrale in grado di far salire la squadra e di colpire di testa (Amauri). Doveva essere, in un certo senso, un ritorno alle origini venturiane, con due attaccanti che dialogano nello stretto grazie a meccanismi collaudati. La permanenza dei due fossili Barreto e Larrondo si può così solo giustificare con il fatto che erano stati già plasmati dal tecnico. La presenza di un centravanti d'area e la partenza dell'unica ala della squadra capace di saltare l'uomo, Cerci, rendevano necessario un rafforzamento della spinta sulle fasce. Da qui nasce la svolta contiana di Ventura con Darmian e Bruno Peres che si propongono moltissimo in avanti sull'esempio di Lichsteiner e Asamoah. La posizione più alta degli esterni, parallelamente, obbligava Ventura a rivedere gli equilibri delle mezzali. Uno fra Kurtic e El Khaddouri era di troppo. L'acquisto dei mediani Benassi e Nocerino, e il rilancio di Gazzi accanto a Vives vanno considerati in questi termini.Nel complesso, Ventura pensava di bilanciare la perdita dei contropiedisti con una manovra più ragionata e ampliando il raggio dell'azione. Quagliarella avrebbe garantito estro e fantasia, magari con qualche tiro da fuori, Amauri forza fisica, gli esterni avrebbero crossato molto di più, mentre El Khaddouri avrebbe continuato a inserirsi sfruttando le sponde delle punte. Notate niente di strano? Cosa manca rispetto alla passata stagione? Non c'è un giocatore che sappia saltare l'uomo. In un calcio compassato come quello italiano, dribblare l'avversario e/o superarlo in velocità è fondamentale. Lo abbiamo visto con Cerci e continuiamo a vederlo con Gervinho, Callejon, Iturbe, Cuadrado ed El Sharaawy: in Serie A un'ala rapida e tecnica può rivoltare le partite. Se non si salta l'uomo, tutto diventa più difficile: non si crea superiorità numerica, le marcature non si sfaldano, gli spazi si restringono. Diventa necessario affidarsi alla giocata individuale. La Quagliarella-dipendenza era per forza di cose dietro l'angolo, visto che El Khaddouri non ha ancora imparato ad essere decisivo in area di rigore.Non c'è un attaccante che sappia dare profondità. Dare profondità significa prendere l'iniziativa di staccarsi dalla marcatura sul filo del fuorigioco e di farsi dare il pallone il più possibile davanti al portiere. Quagliarella non ha queste caratteristiche, come Amauri e Martinez (o almeno finora non l'ha mostrato). Il Toro ha, in questo modo, perso pure l'altra soluzione offensiva che gli permetteva di rompere le difese quando il contropiede era impraticabile.
"Privata della velocità e della profondità, la manovra della squadra si è fatta molto più che ragionata: è lenta, al limite del Subbuteo, e riesce a sfogarsi solo sulle fasce, dato che le punte, soprattutto Amauri, sono perennemente spalle alla porta. Darmian e Bruno Peres, improvvisamente, si sono tramutati negli unici due calciatori che possono donare un minimo di imprevedibilità all'azione. Mi sembra un eccesso di responsabilità per due ex terzini.
"Grafici elaborati da FourFour Two Stats Zone http://www.fourfourtwo.com/
© RIPRODUZIONE RISERVATA