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Due gol nel giro di cinque minuti - dal 75' all'80' - e un'esultanza comune: le mani portate alle orecchie come a dire "non vi sento". Gli ultimi due mesi non sono stati facili per Alejandro Berenguer: un pre-campionato da protagonista, poi le critiche (seguite a una partita da dimenticare, l'ultima giocata da titolare contro il Lecce), l'infortunio e infine la rinascita. Il pomeriggio di Brescia rappresenta proprio questo per l'ex Osasuna: una rinascita perentoria, dopo una fase di campionato con più ombre che luci.
RISCATTO - Basti pensare che, statistiche alla mano, Berenguer non metteva piede in campo dal 26 settembre scorso; quando il Torino otteneva l'ultima vittoria stagionale contro il Milan. Prima, ovviamente, di quella maturata ieri al Rigamonti di Brescia. Dopodiché quattro panchine, inframezzate da due assenze per infortunio. Insomma, la sua stagione sembrava indirizzata verso un ruolo da comparsa o poco più, ma l'infortunio di Falque e la precaria condizione psicofisica di Verdi lo hanno rimesso in pista. L'occasione per il riscatto, per essere precisi, si presenta al 62' di Brescia-Torino con la sua squadra in difficoltà nonostante il vantaggio di due gol e di un uomo. Ventotto minuti: pochi, ma abbastanza per Berenguer per segnare una doppietta, la prima in granata, che gli ha permesso di arrivare a quota sette gol con la maglia del Torino.
DOPPIETTA - Critiche che Berenguer aveva patito. A confermarlo è Mazzarri, che nel post partita del Rigamonti ha raccontato la rinascita del suo numero 21: "Berenguer ha sofferto le critiche - ha svelato il tecnico di San Vincenzo in conferenza stampa -, ma quando l’ho tolto per far giocare giocatori che magari hanno un nome più altisonante mi ha sempre risposto sul campo quando gli ho dato un'occasione". Parole importanti, che adesso proiettano Berenguer tra i principali candidati ad una maglia da titolare nel prossimo match di campionato contro l'Inter, in programma dopo la pausa. D'altronde l'ex Osasuna è stato in grado di fare, in poco più di 25', tutto quel che Verdi non era riuscito a fare prima di lui in 65': incidere negli ultimi metri e fare gol.
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