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Toro, contro la Sampdoria un trattamento da grande squadra

Quando una squadra cerca col gioco di vincere la sua partita può essere definita una compagine matura, che cerca il gol senza mai farsi prendere dalla frenesia e magari poi farsi infilare beffardamente. Questo è il Toro di oggi,...
Gino Strippoli
Gino Strippoli Condirettore editoriale 

Quando una squadra cerca col gioco di vincere la sua partita può essere definita una compagine matura, che cerca il gol senza mai farsi prendere dalla frenesia e magari poi farsi infilare beffardamente. Questo è il Toro di oggi, quello che, nonostante una supremazia territoriale pari al 60 % di possesso palla, ha pareggiato contro la Sampdoria. Mai pareggio è stato prezioso per il modo cui è avvenuto. Un avversario, come nella boxe,  messo all’angolo del ring (mai alle corde è vero) ma costretto solo a difendersi . Il Toro non è riuscito a sferrare  quel colpo del KO che lo avrebbe visto lievitare raggiungendo i 30 punti. Poco male, la prestazione  granata è stata superba perché la squadra ha giocato al calcio, cosa che non ha fatto la Doria di Delio Rossi chiusa bene da un catenaccio tipicamente italico. Un trattamento, quello doriano nei confronti del Toro, che si usa per le cosiddette ''grandi''. Difesa blucerchiata arroccata dietro una linea difensiva fatta spesso di 8 giocatori, poi qualche sporadico tentativo di ripartenza sempre ben controllato dai ragazzi di Ventura. La partita della Samp è tutta qui, con i suoi esterni  che mai hanno destato quella pericolosità che si ci aspettava, mentre le due punte Eder e Icardi sono state domate e annullate in maniera efficace dal binomio Rodriguez - Glik. A parte i primi 17 minuti dove ha regnato il non calcio ma piuttosto il gioco degli scacchi, con mosse e contromosse e pause di studio abbastanza lunghe,  la partita è decollata grazie alla spinta di un Barreto, al solito molto sveglio, che con un ottima ripartenza al 24’ ha dato la sveglia alla squadra mettendo in movimento Cerci. L’ala granata si liberava di un avversario, con il suo solito dribbling a rientrare, facendo partite un bel tiro, sporcato da una deviazione, che Romero deviava in angolo. Da qui in poi ci sarà solo Toro e solo barricate doriane. Gli angoli a favore dei granata alla fine saranno 6 contro i due degli avversari. Al 26’ una palla di Cerci, susseguente ad un corner, attraverserà pericolosamente tutta l’area doriana senza trovare nessuno capace di imbucarla in rete. Un minuto dopo, su un traversone di Masiello, D’Ambrosio assisterà di testa Barreto che incornerà al meglio delle sue possibilità  la sfera che si alzerà sopra la traversa. Poi tanti tantissimi dribbling e ripartenze di Cerci e Santana che si infrangeranno nella barriera ben eretta dalla squadra genovese. Difficile sfondare in questo modo ma il Toro ci ha provato e non può recriminarsi nulla. Al 48’ un'azione, per via  centrale, devastante di D'Ambrosio regalerà applausi a scena aperta. Il terzino granata in bella progressione  dribblerà 4 avversari con ultimo passaggio verso il centro area, la sfera inizierà un balbettio tra una selva di gambe per giungere all’ultimo tocco di Barreto a lato del palo. Una prova quella granata che ha avuto ancora una volta in  Gazzi-Brighi un eccellente diga frangiflutti capace di coprire bene gli spazi con l’ex romano abile nella fase di costruzione. Ah, se si son sprecate troppe parole in questi giorni sull’utilità di Bianchi nel gioco di Ventura  e sul suo apporto negli scambi veloci basterebbe analizzare una delle azioni più incisive della partita capitata al 67’ con mister speedy –Barreto che si involerà  centralmente, superando in velocità un avversario,  lo scambio  con ''Rolando''  è perfetto come la palla di ritorno che il ‘capitano’ gli restituisce. Un perfetto uno-due veloce che si concluderà con un fallo ai danni del brasiliano e susseguente punizione dal limite per i granata. Chi straparlava su un Bianchi poco bravo negli scambi veloci con Barreto è stato servito! La filosofia di questo Toro sta diventando  quella di giocare “tutti per uno e uno per tutti”. Ventiquattro uomini granata capaci di ruotare a secondo dello stato di forma e scelti dal mister in base alle caratteristiche degli avversari. Se poi Glik tenta il gol in splendida rovesciata al 70’ …. La forza di questo Toro è la mentalità vincente che Ventura ha inculcato in questi due anni ai ragazzi e può solo regalare soddisfazioni per il popolo granata. Come sono lontani i tempi nemmeno troppo remoti di un Toro che in difesa buttava impaurito via la palla alla ''viva il parroco''. Oggi in difesa la sfera la si gioca, da destra a sinistra, senza timore anche rischiando e questo è solo delle grandi squadre.   Gino Strippoli (foto M.Dreosti)