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Domenica di morte per Gabriele Sandri, il tifoso laziale che è stato ucciso in un autogrill da un proiettile sparato dal lato opposto dell’autostrada da un agente, in circostanze ancora da...
"Domenica di morte per Gabriele Sandri, il tifoso laziale che è stato ucciso in un autogrill da un proiettile sparato dal lato opposto dell’autostrada da un agente, in circostanze ancora da chiarire. Questa morte assurda attiene al calcio solo perché il ragazzo si stava recando a Milano per assistere alla partita Inter-Lazio. Poi il tam tam sulla tragedia e le prime notizie, non del tutto precise, hanno fatto pensare che la morte di Gabriele fosse da annoverare fra le risse tra tifosi in autogrill, sfociate in tragedia. Questa prima spiegazione ha portato i vertici del calcio e del governo a decidere che la partita Inter-Lazio dovesse essere rinviata a data da destinarsi. Gli ultras di tutte le tifoserie italiane hanno reagito alla notizia della morte del tifoso laziale ribellandosi ed unendosi. A Roma, Milano, Bergamo ed in altre città prima i cortei di protesta, poi la guerriglia urbana e la violenza nei confronti delle forze dell’ordine e dei vertici del calcio. A Torino i tifosi granata, che mai si sono macchiati di delitti e spesso in proporzione hanno pagato le loro intemperanze ad un prezzo più alto rispetto ad episodi analoghi avvenuti in altre città, hanno deciso di ritirare gli striscioni e di non entrare allo stadio lasciando il centro della curva Maratona e di quella Primavera vuoto. I tifosi granata hanno scelto il modo più civile, ma non meno fermo, di manifestare con un silenzio, in questo caso assordante, la loro rabbia per la morte di Gabriele Sandri. Ora, perché la morte di Gabriele non sia oggetto di strumentalizzazione e, dopo tante parole e fatti inconcludenti, non diventi come le morti precedenti inutile a debellare una violenza, che sempre più è divenuta la valvola di sfogo del grave disagio sociale italiano, bisogna a chi ha sbagliato far pagare in tempi brevi i suoi errori e che tutte le istituzioni prendano in materia di ordine pubblico decisioni univoche, impegnandosi ad applicarle subito e in modo ferreo. Il calcio per definizione è un gioco, il gioco è divertimento, tutti i giochi sono soggetti a regole che vanno date, applicate e rispettate. Tifosi, giocatori, arbitri, dirigenti, istituzioni, giornalisti tutti devono fare un profondo esame di coscienza ed ognuno deve nel suo piccolo contribuire a ristabilire una convivenza pacifica ed iniziare concretamente a far sì che il calcio torni ad essere solo un meraviglioso gioco.
"Al Torino servivano i tre punti con il Catania, ma ne è arrivato solo uno. La classifica è deficitaria, tredici punti fatti su trentasei in palio sono troppo pochi anche, alla luce dei continui infortuni; tredici reti realizzate e quattordici subite aggravano la situazione evidenziando la difficoltà di questo Toro ad andare in gol. Quando si è in vantaggio e in superiorità numerica è obbligatorio chiudere la partita. Per chiudere una partita bisogna gestire il pallone, sfruttare gli spazi concessi dall’avversario, non dimenticarsi di marcare l’avversario in fase difensiva, non aver paura a scoprirsi ed essere precisi sottoporta. Tutto questo è mancato nel secondo tempo contro il Catania ed ha permesso agli etnei di agguantare il pareggio. Le note positive della partita sono state i soliti giocatori, guarda caso quelli arrivati al Toro per mettersi in mostra, certi di partire dalla panchina e speranzosi di disputare alcune partite ma che nel giro di poco tempo sono diventati titolari inamovibili: Dellafiore, Zanetti, Motta. Più il solito Comotto e la bella sorpresa Malonga. Il diciottenne francese, entrato in sostituzione dell’infortunato Rosina al quindicesimo, si fa trovare al posto giusto nel momento giusto: controlla e spedisce in rete la palla che gli arriva di rimbalzo dalla traversa per l’effimero vantaggio granata.
"Discorso a parte va fatto per i continui infortuni muscolari. Basta scomodare la sfortuna, ci deve essere dell’altro. E su questo altro bisogna fare chiarezza e correre ai ripari. Anche il presidente Cairo a fine partita e senza voler accusare nessuno, per non correre il rischio di innescare polemiche interne, ha affermato che bisogna andare a fondo per capire cosa sta capitando ai muscoli dei giocatori. Un confronto interno c’è già stato fra il presidente, l’allenatore, il preparatore atletico e lo staff medico. In passato mai era capitato a nessuno dei succitati di assistere ad una sequenza così alta e continua di infortuni; speriamo che la sosta sia utile per trovare una soluzione agli infortuni e una determinazione che possa portare ai primi tre punti in trasferta ad Empoli.
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