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GENOA, ITALY - NOVEMBER 04: Disappointment of Lukas Lerager of Genoa CFC after second score of Sasa Lukic during the Serie A match between Genoa CFC and Torino FC at Stadio Luigi Ferraris on November 4, 2020 in Genoa, Italy. (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)
Dodici gol realizzati nelle prime sei partite di Serie A (a cui andrebbero aggiunte anche le tre reti al Lecce in Coppa Italia): l'attacco del Torino non faceva registrare questi numeri in fase offensiva dal lontano 1967. Cinquantatré anni fa furono i granata di mister Mondino Fabbri a raccogliere gli stessi dati in zona-gol: 12 gol nelle prime 6 di campionato, con Nestor Combin autore di 6 reti, le stesse messe a segno fin qui da Belotti. Un'altra coincidenza.
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ATTACCO - Ma c'è un "ma". Perché se da un lato gli ottimi numeri raccolti dall'attacco di Giampaolo parlano di un Torino che ha finalmente ritrovato la giusta strada per il gol dopo le difficoltà riscontrate prima con Mazzarri e poi con Longo nell'ultimo anno, dall'altro c'è da sottolineare che la prolificità di quel Torino 1967/1968 portò Meroni e compagni a raccogliere ben 13 punti nelle prime 6 giornate (a fronte dei soli 4 del Torino attuale), tra cui un derby vinto per 0-4 sulla Juventus nel corso della 5° giornata.
I NUMERI - Allo stesso modo però, è giusto dare a Giampaolo quel che è di Giampaolo. Con il tecnico granata in panchina, infatti, il Torino ha segnato almeno due gol in ognuna delle ultime cinque partite di Serie A. L'ultima volta che i granata erano riusciti a registrare un filotto simile era l'aprile 2014 ed in panchina c'era Giampiero Ventura. Quel Torino concluse poi il campionato al 7° posto e fu ripescato ai preliminari di Europa League in seguito alla penalizzazione del Parma. Ma, al di là dei corsi e ricorsi storici, un primo aspetto positivo per quanto riguarda il nuovo Toro di Giampaolo va sottolineato: il tecnico ha dato all'attacco le risposte che cercava, così Belotti e compagni hanno finalmente ritrovato il feeling con il gol.
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