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Toro, gli 0-0 con le “piccole”: una storia già vista. Vanoli spiega il perché

Toro, gli 0-0 con le “piccole”: una storia già vista. Vanoli spiega il perché - immagine 1
I granata faticano contro squadre che chiudono bene gli spazi. Serve che imparino a comandare il gioco contro qualunque avversario
Giacomo Stanchi
Giacomo Stanchi Redattore 

Il Torino ieri è andato in difficoltà. Per la prima volta in stagione i granata non sono riusciti a segnare. Il Lecce ha ingabbiato la manovra dei piemontesi e i ragazzi di Vanoli hanno verticalizzato poco e portato avanti una manovra lenta e macchinosa. Alla fine ne è venuta fuori una gara in cui Vanja ha fermato più volte i giallorossi e il Toro che è uscito dal campo senza tiri in porta effettuati.

Toro, ecco il perché del pareggio

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"All'inizio abbiamo affrontato squadre che facevano gioco. Adesso dobbiamo imparare noi a comandarlo anche contro le dirette avversarie. Questo dobbiamo imparare a fare". Mister Vanoli ha commentato così in conferenza stampa il pareggio. Nelle prime partite il Torino ha affrontato il Milan e l'Atalanta, due squadre che sono abituate a fare la partita. I granata riuscirono ad esser pericolosi con azioni veloci e di rimessa contro squadre che si sbilanciavano per trovare la rete. Contro il Venezia questo è avvenuto meno e contro il Lecce le lacune sono emerse chiaramente, anche a causa della stanchezza di alcuni nazionali e dell'imprecisione tecnica in alcuni tratti della gara.

 Torino, 0-0 con le "piccole": i numeri dello scorso anno

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Il Torino l'anno scorso mancò la qualificazione alle coppe europee proprio a causa dei punti persi con le "piccole". I pareggi interni contro Verona, Udinese, Frosinone e Salernitana e i due "segni X" sui campi di Frosinone e Sassuolo, oltre sconfitta ad Empoli, resero vane vittorie prestigiose e i molti punti ottenuti. Il Toro di Juric faticava a segnare contro squadre piccole e ben chiuse e la squadra di Vanoli, quando in difficoltà, si richiude in principi di gioco rodati da tre anni di lavoro con il tecnico croato. Lo ha spiegato bene il mister dei granata ieri: "Quando si entra in una squadra nuova c'è tanto lavoro cognitivo e di concentrazione. Quando si perde autostima, ci si rifugia in quello che riconosci. In alcune circostanze non pensiamo tutti alla stessa maniera. Queste sono partite che ci devono insegnare e crescere se vogliamo avere una prospettiva importante". Il percorso è all'inizio, ma una media di 2 punti a partita e l'imbattibilità dopo quattro gare fanno ben sperare.

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